Si torna sempre dove si è stati bene. Dopo una parentesi di alti e bassi con il 4-3-3 targato Maurizio Sarri, la Lazio torna a vestire l’abito della difesa a tre come ai tempi di Simone Inzaghi, ma lo fa con la diversa interpretazione di Igor Tudor, pronto a debuttare sulla panchina biancoceleste in un rush finale da cuori forti. L’esame che apre l’avventura laziale di Tudor è quello da ex, il primo di tre in poche settimane, contro la Juventus. Alle 18:30 di sabato le due squadre scenderanno in campo nella trentesima giornata di Serie A, per poi darsi un nuovo appuntamento a martedì 2 aprile nella semifinale di andata di Coppa Italia all’Allianz Stadium. In una settimana, quindi la Lazio sfiderà due volte la Juventus e poi la Roma di Daniele De Rossi. E lo farà con un altro modulo, altri meccanismi e forse, si vedrà , con un’altra mentalità rispetto a quella mostrata nelle ultime tre sconfitte consecutive all’Olimpico (nella sua storia in Serie A solo una volta ha fatto peggio: cinque ko casalinghi di fila tra il febbraio e l’aprile 1961, sotto la guida di Jesse Carver). Un campanello d’allarme importante per una Lazio che si schiererà con un 3-4-2-1 tutto nuovo.
Tra i pali è sicuro l’utilizzo di Mandas, visto l’infortunio di Provedel. A protezione del greco, spazio a Gila, Romagnoli e il rientrante Casale, mentre sulle fasce i quinti dovrebbero essere Felipe Anderson (accostato da mesi proprio alla Juventus) e Marusic. Qualche dubbio in più da centrocampo in su, dove l’unico sicuro del posto è Guendouzi. Al suo fianco è ballottaggio tra Cataldi e Vecino, mentre a supporto dell’unica punta dovrebbero esserci Luis Alberto (non al meglio, occhio a Kamada) e Zaccagni. A guidare l’attacco, in continuità col passato, c’è il ballottaggio tra Immobile e Castellanos. L’ex Girona è reduce dalla doppietta decisiva col Frosinone, ma la sensazione è che Tudor voglia ripartire dal miglior centravanti della storia biancoceleste, che all’Olimpico in Serie A non è mai riuscito a trovare la rete contro i bianconeri.
Pochi ballottaggi, ma emergenza in attacco per la Juventus, costretta a fare a meno dell’infortunato Milik e dello squalificato Vlahovic. In difesa spazio a Gatti, Bremer e Danilo. Poi Cambiaso, McKennie, Locatelli, Rabiot e Kostic. Davanti toccherà a Chiesa e Kean. L’attaccante classe 2000 è a secco di gol in 14 presenze in questo campionato e in generale non va a segno da 18 partite del massimo campionato italiano. L’unica punta della Juventus ad avere un digiuno più lungo nell’era dei tre punti a vittoria è stata Marcelo Zalayeta (19, tra ottobre 2002 e aprile 2003). Un record negativo che si affianca alla cifra tonda che Massimiliano Allegri toccherà all’Olimpico: 500 panchine in Serie A. Pochi hanno fatto meglio: solo Gigi Radice, Walter Mazzarri, Gian Piero Gasperini, Francesco Guidolin, Luciano Spalletti, Fulvio Bernardini, Niels Liedholm, Giovanni Trapattoni, Nereo Rocco e Carlo Mazzone ne hanno di più. Un traguardo speciale, per un tecnico che non ama parlare di record. C’è un piazzamento Champions da proteggere, un secondo posto da raggiungere e forse una panchina da salvare. L’incrocio con l’ex Juve Tudor è già importantissimo.