Chi lo conosce bene, lo definisce sereno e rilassato. Probabilmente è la verità, perché chi a 22 anni ha calciato un rigore in una finale mondiale dopo una squalifica di quattro giornate ha la tempra per gestire anche un nuovo esordio, seppur diverso. Oggi alle 18:00 Daniele De Rossi sarà in panchina per guidare la sua Roma contro l’Hellas Verona in quella che è la sua ‘prima’ ufficiale da allenatore in Serie A, dopo la parentesi Spal in B, senza bisogno di ‘prestanomi’ o esperti mestieranti per formalismi burocratici. L’ex centrocampista ha superato il corso per allenatori UEFA Pro, il massimo livello di formazione per un tecnico riconosciuto a livello UEFA, e può quindi allenare in Serie A. Ha avuto quattro giorni per preparare il debutto in una Trigoria tutta nuova e reduce dai saluti a Josè Mourinho. “Me la giocherò fino alla morte per rimanere qui, voglio guadagnarmi sul campo la conferma in modo pulito”, le parole in conferenza stampa alla vigilia di una sfida che non offre margini di errore. De Rossi prende una Roma nona in classifica, ma a cinque punti dal quarto posto e con uno spareggio per l’Europa League ancora da giocare. Il nuovo allenatore riparte dal legame con la piazza, consapevole di essere l’unico ad avere le capacità (e la fama) per lasciare intatto il rapporto speciale creato tra squadra e tifosi. Solo l’Inter ha segnato più gol in casa (25) della Roma (22) in questa Serie A. E solamente nerazzurri (19) e Atalanta (15) hanno una differenza reti migliore dei giallorossi tra le mura amiche.
Di fronte c’è un Verona in emergenza. Terracciano, Hien, Doig e Ngonge sono partiti o sono in procinto di farlo, mentre Duda, Lazovic e Coppola salteranno il match dell’Olimpico per squalifica. Due stop dal giudice sportivo anche per i giallorossi, costretti a fare a meno di Cristante e Mancini. Due pedine chiave, la cui assenza assegna una natura sperimentale alla prima Roma di De Rossi. Il dubbio principale riguarda la difesa e la sua composizione. La rosa è costruita per giocare a tre e De Rossi nella sua prima esperienza alla Spal scelse il terzetto arretrato. Nel corso della settimana, anche per via dei pochi centrali di ruolo disponibili, il tecnico ha anche provato la linea a 4 con Llorente e Huijsen. Karsdorp e Spinazzola dovrebbero essere i terzini, mentre a centrocampo si scaldano Pellegrini, Paredes e Bove. Nel possibile tridente dovrebbe invece toccare ad uno tra El Shaarawy e Zalewski, con Lukaku e Dybala intoccabili. Nelle ultime due stagioni di Serie A, la Roma ha vinto il 53% (20/38) delle partite con Dybala in campo. Senza la Joya invece la percentuale di vittorie cala al 30% (6/20). Se lo schieramento della difesa è il primo dubbio, la gestione fisica dell’argentino sarà il primo scoglio da superare della carriera da allenatore dell’ex leader del centrocampo romanista.