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Il turno infrasettimanale si chiude con un 4-4 pirotecnico ed emozionante che alla fine per come si era messa non piace a nessuna delle due e allo stesso tempo può essere accolto senza troppi drammi. Sia Sarri che Gotti, peraltro assieme al Chelsea da primo e secondo allenatore, potranno sicuramente essere rammaricati per questo pareggio con cui all’Olimpico Lazio e Udinese muovono a piccoli passi la loro classifica restando troppo lontane dai rispettivi obiettivi, che per i padroni di casa è la zona Champions e per gli ospiti una salvezza che fin qui è acquisita ma con sole tre vittorie e la panchina del tecnico che non voleva essere nulla di diverso da un vice. E invece, ha dimostrato di saperlo fare l’allenatore, cambiando peraltro un po’ di cose nell’ultimo mese. I risultati non venivano, c’ha messo del suo per trovare una soluzione e l’ha trovata con un 4-4-2 quadrato che gli consente di essere leggermente più offensivo. Gli effetti si vedono subito, visto che per i friulani è sicuramente merce rara segnare quattro gol tutti in una sola partita. E per una difesa che era stata registrata come solida, prenderne quattro è allo stesso tempo anomalo.
Non per la Lazio, che continua a essere un colabrodo dietro. Con queste medie di gol subiti, e ora è evidente che la colpa non è certo del povero Reina, non si può puntare alla Champions League, ma probabilmente nemmeno all’Europa minore. Il primo tempo è stato un disastro anche a livello psicologico, con una squadra scesa in campo svuotata dopo la figuraccia di Napoli e sotto 1-3 all’intervallo. Nella ripresa sicuramente note liete visto che c’è una bella reazione e anche in dieci uomini (contro dieci a quel punto) c’è il ribaltone che poteva valere una vittoria utile per mettere fine alla striscia di due ko e agganciare Juve, Fiorentina e Bologna a 24. A un secondo dalla fine, però, lo psicodramma biancoceleste: Arslan punisce ancora una volta la squadra della capitale e il 4-4 finale alla fine è giusto per quanto visto. Non serve però di sicuro alla squadra di un Sarri ancora sulla graticola: la fase difensiva è un disastro, davanti si va a correnti alterne e questa stagione, giunta ormai quasi a metà, rischia di diventare un’annata da dimenticare.
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