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Pedro c’è sempre, Acerbi pure, Luis Alberto arriva dalla panchina e incide: sul difficile campo del Venezia la Lazio vince proprio come contro il Genoa. Lo fa soffrendo, come di consueto, non dando mai l’impressione di avere in mano il controllo della partita, e con un gioco francamente tutto meno che esaltante. Ma con tanta organizzazione, buon sacrificio e un centrocampo che a questo punto sembra quello titolare. Già , senza Luis Alberto e Lucas Leiva, due pedine chiave con Inzaghi che con il toscano fanno i panchinari di lusso di Cataldi e Basic, quest’ultimo tra l’altro non esaltante oggi. Poi però lo spagnolo con la 10 entra e come all’Olimpico contro il Grifone è decisivo: lì due assist, oggi un gol al 95′ che se non convincerà il proprio allenatore a schierarlo titolare, allora non sarà possibile farlo.
Al Penzo non è facile per nessuno: la Juventus c’ha pareggiato di recente, l’Inter c’ha vinto a fatica, Fiorentina e Roma addirittura perso. La neopromossa lagunare non sta in realtà vivendo un bel momento di forma, sono solo due i punti nelle ultime partite e la vittoria manca da un pezzo, ma è sempre una squadra scorbutica da affrontare. E non si smentisce quest’oggi nell’insolito orario delle 16.30, quando per imporsi la Lazio deve faticare tanto e calarsi in una parte che non sempre sa recitare. Quella della compattezza, dell’utile più che del bello, della capacità di soffrire quando serve per poi ripartire. Alla fine, il maggior tasso tecnico e un po’ di ingenuità dei padroni di casa fa la differenza in una partita altrimenti molto equilibrata. Il progetto Sarri fatica a decollare, i punti però ora sono in linea con le aspettative e la posizione di classifica, tutto sommato, non è disastrosa. I buoni propositi per il 2022 sono però quelli di trovare maggior continuità . Stesso discorso vale per i ragazzi di Zanetti: ora non si può più scherzare e serve far punti per evitare di essere risucchiati nelle sabbie mobili.
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