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Oggi era l’unica cosa che contava la vittoria, così come da mantra bianconero. E la Juventus, in qualche modo, la porta a casa. Dominando dal punto di vista della mole di gioco e del possesso palla, tuttavia non convincendo appieno contro una Salernitana sicuramente positiva dal punto di vista del temperamento, ma che paga limiti tecnici inauditi al cospetto di una Juve che già di per sé non è esattamente l’emblema della qualità, specie quella schierata oggi da Allegri che un po’ di turnover, in un momento complicatissimo dentro e fuori dal campo, l’ha voluto fare. Finisce 0-2 all’Arechi, sono tre punti importanti quantomeno per rispondere alla Fiorentina e restare sesti insieme alla Fiorentina e in attesa di Lazio e Bologna, fanno respirare dopo una settimana da incubo tra Chelsea, plusvalenze e Atalanta nell’ordine, possono essere utili per provare l’ennesimo restart di una stagione partita in modo disgraziato.
La vittoria qui era imperativo categorico e la sensazione è che sia arrivata un po’ per inerzia. L’80% di possesso palla all’intervallo diceva tutto, ma l’1-0 striminzito firmato Dybala stava lì a testimoniare i problemi sul fronte offensivo di una squadra che crea abbastanza ma conclude pochissimo per volere ambire alla zona Champions (lo scudetto è andato da due mesi anche se c’è chi continua a rievocarlo). Nella ripresa, poi, le cose sarebbero potute mettersi malissimo, visto che Ranieri colpisce un palo clamoroso che avrebbe probabilmente dato tutto un altro esito al match con una squadra fragile come quella bianconera alle prese con un 1-1 e una vittoria da ricostruire. Allegri a quel punto fa i cambi giusti e inserisce Morata che, dopo le incredibili difficoltà realizzative da titolare, alla prima da panchinaro nel momento peggiore sfodera un gran gol che chiude i giochi e frena le velleità dei campani.
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