Cinquantacinque anni fa Giuliano Taccola moriva in un lettino negli spogliatoi dell’Amsicora dopo un Cagliari-Roma. Il calciatore giallorosso aveva soli 25 anni e la vedova lo ricorda coma fa ogni anno con un intervento pubblico. “Una morte – denuncia ancora oggi la moglie Marzia Nannipieri – così prematura, assurda e violenta non è stata una fatalità ma fu causata da una broncopolmonite esistente da oltre 15 giorni e non curata a dovere dallo staff medico del club giallorosso”. Secondo la vedova Taccola, “Giuliano non è stato volutamente salvato ed è stato lasciato tre giorni in un cimitero di Cagliari contro la mia volontà solo perché non potesse essere evidenziata che gli fu somministrata dal medico sociale un’iniezione. L’autorità giudiziaria non trovò le prove perché lo spogliatoio era stato completamente pulito e tutto questo è solo l’inizio di questi 55 anni di silenzio, senza risposte e chiarimenti”. “Gli omicidi non cadono in prescrizione – aggiunge – ed è veramente scandaloso e aberrante che nessuno abbia mai voluto verificare in questi 55 anni che cosa è successo”. Infine, la vedova di Taccola denuncia che “Giuliano è deceduto sotto contratto e per cause di lavoro, ma non ho mai ricevuto il vitalizio mensile previsto dalla legge, nonostante la Roma lo metta a bilancio e usufruisca da 55 anni di benefici fiscali, così come non ho mai ricevuto i proventi dell’asta benefica che il club ha organizzato cinque anni fa in occasione del cinquantesimo della morte”, le parole di Nannipieri, riportate dall’ANSA.