La Dea trasferta. Sei vittorie dell’Atalanta in campionato in dodici partite, non benissimo come avvio se negli occhi abbiamo quanto visto gli scorsi anni, ma anche nelle passate stagioni la partenza era stata un po’ ad handicap. E la partenza è non meravigliosa soprattutto in virtù del ruolino interno, visto che fuoricasa si viaggia a gonfie vele ed è qui che è stato costruito fin qui il quarto posto momentaneo. I nerazzurri convincono all’Unipol Domus, anche se il Cagliari se la gioca e non va particolarmente lontano dal pareggio, ma la classifica piange come poche volte è capitato: solo sei punti, solo cinque da quando c’è Mazzarri, e sono ormai nove partite, la sensazione è che manchi qualcosa che difficilmente si potrà trovare prima del mercato di gennaio. La retrocessione è più che uno spettro in questo momento.
Una partita complicata per la Dea formato da trasferta, capace però di portarla subito dalla propria parte con il gol quasi immediato di Pasalic sull’ennesima scorribanda firmata da Zappacosta in questo avvio di stagione. Questa squadra è sempre abituata a spingere a mille e questo fa la differenza a inizio partita contro i sardi che erano stati messi in campo da Mazzarri con l’obiettivo principale di non prenderle e di tenerla in equilibrio il più a lungo possibile. Il piano tattico viene dunque stravolto al pronti-via e il Cagliari deve giocare a pallone. Non facile per gli uomini scelti quest’oggi, tutti fisicità e attitudine difensiva, ma da una prodezza di Godin nasce il gol del pareggio di Joao Pedro, abile a lanciarsi a tu per tu con Musso beffandolo anche grazie al tocco decisivo di Demiral. Poteva iniziare da qui un’altra partita, ma a pochi minuti dall’intervallo gli ospiti sono di nuovo avanti con Zapata che fa valere il suo fisico e trova uno dei suoi gol. Se dopo il primo svantaggio i sardi si erano ribellati bene al risultato, dopo essere passati sull’1-2 ed essere andati così negli spogliatoi beccandosi la sfuriata di Mazzarri, inaspettatamente nella ripresa giocano in modo troppo confusionario e sono paradossalmente meno pericolosi con un assetto più offensivo rispetto al primo tempo. L’Atalanta non sa certo amministrare, però rispetto, per esempio, a Empoli, mancano i gol che chiudono il match e bisogna soffrire fino alla fine. Con attitudine, con la voglia di non perdere altri punti per strada e di ricalcare le scorse stagioni.