Si chiama Juventus, si legge bunker difensivo. I numeri difficilmente mentono e quelli della squadra bianconera, in queste prime otto giornate di campionato, sono semplicemente impressionanti. Thiago Motta ha dato un’organizzazione di gioco ben precisa che si vede nonostante i tanti infortuni e i tanti protagonisti scesi in campo (a volte anche inattesi come Savona e Mbangula). I bianconeri hanno subito un solo gol in otto partite di campionato, per lo più su calcio di rigore, in Juventus-Cagliari 1-1. Poi sette clean sheet. Ma non sono numeri frutti del caso, tutt’altro.
Infatti andando ad analizzare tutte le otto partite della Juventus viene fuori un dato che è ancora più spaventoso rispetto al gol subito. Perché puoi anche prendere pochi gol, ma concedere tante occasioni agli avversari. Invece alla Juventus di Thiago Motta le avversarie, sin qui, non riescono neanche a tirare in porta. In otto partite i bianconeri hanno subito dodici tiri nello specchio della porta difeso da Di Gregorio e da Perin. Il che vuol dire una media di un tiro e mezzo a partita subito. Qualcosa di straordinario.
Al secondo posto di questa speciale classifica c’è il Napoli di Antonio Conte che ha subito sedici tiri verso lo specchio in sette partite. Quindi cinque tiri in più e una partita in meno. Vero, la Juventus sta faticando davanti, non c’è nessun dubbio: anche ieri nella partita contro la Lazio, nonostante la superiorità numerica, c’è voluto un goffo autogol di Gila per sbloccare la partita. Ma non prendere tiri in porta significa dare sicurezza a tutta la squadra, soprattutto perché quasi sempre la squadra di Thiago Motta ha il pallino del gioco in mano e non sta di certo barricata in area di rigore.
Domenica prossima c’è lo stress test più importante per i bianconeri: la trasferta in casa dell’Inter contro il miglior attacco della Serie A ed una squadra che ha tante soluzioni per far male all’avversario. La Juventus si presenterà con un solo gol al passivo e dodici tiri in porta subiti. E con una imbattibilità che ormai dura da sedici giornate, precisamente da quel sabato 30 marzo quando la Lazio di Tudor nel finale gelò Allegri. Sembra una vita fa.