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Un silenzio assordante dentro la più grande crisi dell’ultimo decennio bianconero. La Juventus cade a picco, campionato o Champions League non fa nessuna differenza: zero idee, zero gioco, zero risultati. Zero in tutto. E nella bufera più forte stride il silenzio del capitano, di colui che deve provare a portare la nave in salvo. Il presidente Andrea Agnelli non parla, non rassicura i tifosi, non dice nulla. Probabilmente sarà pentito della scelta di quindici mesi fa quando ha deciso di ridare in mano la squadra a Massimiliano Allegri, facendogli firmare un quadriennale a nove milioni all’anno. Una sicurezza a tripla mandata per l’allenatore livornese, nell’era in cui i contratti difficilmente superano i due anni.
IL CALCIO VA NEL FUTURO, LA JUVENTUS TORNA AL PASSATO – Una scelta, quella di prendere Allegri, totalmente in contraddizione con le battaglie capeggiate in prima persona proprio dallo stesso Agnelli: la Superlega, il calcio che deve andare incontro ai tifosi. Eppure il numero uno bianconero, dopo aver cacciato malamente Sarri, aveva fatto una scelta coraggiosa: Andrea Pirlo. Una scelta che però andava sostenuta nel tempo e non rinnegata dopo qualche mese dopo comunque due trofei vinti e un quarto posto (stesso risultato di Allegri che però ha vinto zero trofei nella passata edizione). Poi il ritorno al passato. La nostalgia delle vecchie vittorie, dei vecchi campionati. Una scelta che ha fatto storcere il naso a Pavel Nedved, vicepresidente bianconero ieri apparso come un leone in gabbia a Monza.
BASTA ACCANIRSI, SERVE UNA SVOLTA – Questa Juventus non ha niente da salvare. Ha giocato nove partite, sette di campionato e due di Champions, senza migliorare. Anzi peggiorando di partita in partita. Ha pareggiato con una Sampdoria che fatica contro chiunque, ha pareggiato in casa con la Salernitana, ha perso fuori casa contro il Monza entrando nei libri di storia, ma al contrario. E in Champions League è stata presa a pallate dal Benfica firmando la peggior partenza di sempre della storia bianconera e con gli ottavi di finale che sono un miraggio. Diciannove settembre e la stagione juventina rischia di essere seriamente compromessa. I miglioramenti e i discorsi di Allegri si scontrano con la realtà del campo, vero e unico giudice. Agnelli è chiamato ad un sussulto, ad un colpo di coda, per cercare di dare la svolta. Anche se andrebbe in totale contraddizione con la scelta di un anno e tre mesi fa perché l’intelligenza è saper riconoscere i propri errori. E richiamare Allegri è stato un errore. Il numero uno bianconero, dieci anni fa, aprì il ciclo con una scelta tanto lungimirante quanto rischiosa: dare le chiavi della squadra in mano ad Antonio Conte, che non aveva nessuna esperienza a questi livelli da allenatore. Sappiamo tutti com’è finita. Ora la storia Allegri-Juventus è destinata a trascinarsi stancamente anche nelle prossime settimane, il silenzio di Andrea Agnelli fa sempre più rumore: il primo responsabile della crisi bianconera è lui. E non può più esimersi da ciò.
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