La corsa Champions si decide anzitempo, si decide col Milan che, tra mille difficoltà, agguanta il quarto posto e lo blinda senza dover rischiare lo psicodramma con la fatal Verona, mentre la Juventus con i dieci punti di penalizzazione resta settima e al limite potrà arrivare quinta. Game over per i bianconeri e probabilmente per Allegri, aggrappato a un contratto oneroso ma sempre meno saldo con prestazioni prive di idee, e questa non è una novità, ma anche di anima, coraggio, voglia di giocarsi qualcosa. Il motivatore che tanto era stato decantato fin qui, nelle ultime settimane non ha arginato gli ultimi risvolti della giustizia sportiva e l’eliminazione col Siviglia: l’Europa che conta scappa via in pochi giorni, quella minore va conquistata perché il rischio è di ritrovarsi nella terza competizione, anche se c’è sempre l’indagine Uefa che potrebbe portare a un’esclusione completa.
Novanta minuti di qualche spunto, qualche guizzo, ma pochissime connessioni e ancor meno logica in una squadra fischiata a fine primo tempo e al triplice fischio, con Di Maria sommerso anche lui dai fischi al momento del cambio. Finisce male, finisce come peggio non poteva, e l’anno prossimo, se si riusciranno a risolvere tutte le pendenze con la giustizia, serve aria nuova, che non vuol dire necessariamente cambiare guida tecnica, ma di certo l’ultimo triennio è stato fallimentare sotto ogni punto di vista.
Al termine di una stagione anch’essa negativa, quantomeno per il campionato, anche se in Champions l’ottimo risultato di essere giunti in semifinale viene pesantemente ridimensionato dal fatto che l’eliminazione sia arrivata per mano dei cugini dell’Inter, il Milan è comunque in Champions e Pioli rinsalda la panchina e può respirare. Anche i rossoneri sono arrivati col fiato corto dopo tanti alti e bassi, ma a differenza dei piemontesi dalla loro hanno un gruppo cementato, solido, capace di non sfilacciarsi e di giocare partite come quelle di stasera, dove è bastato pochissimo per ottenere tantissimo. Ed è questa la differenza che passa tra le due squadre in questo momento, con valori vicini (anzi, a favore dei bianconeri a livello tecnico), ma distanti anni luce per mentalità. E per il Diavolo, c’è anche un’altra soddisfazione: vittoria con la Juve (che nel frattempo ne perde dieci in una sola stagione, come con Delneri) all’andata e al ritorno, non capitava dal 2010.