La Juventus avrà una nuova penalizzazione (al ribasso?) che verrà inflitta dalla Corte Federale d’Appello entro i prossimi 30 giorni e quindi prima della fine di questo campionato. Il tutto emerge dalle 75 pagine con cui il Collegio di Garanzia dello Sport ha motivato il dispositivo di sentenza dello scorso 20 aprile. La Juventus e i suoi dirigenti avevano fatto ricorso contro i quindici punti di penalizzazione inflitti dalla Corte Federale d’Appello per il caso plusvalenze.
Il Collegio di Garanzia a Sezioni Unite, presieduto dalla presidente Gabriella Sandulli, ha rimandato la palla alla Corte Federale d’Appello per motivare meglio i 15 punti inflitti anche per via della “valutazione di accoglimento parziale dei ricorsi n. 17/2023 e n.18/2023, proposti dagli amministratori non esecutivi in relazione all’assetto sanzionatorio applicato dal Giudice Federale d’Appello, riverbera effetti anche sulla posizione della società Juventus F.C. S.p.A. nella specifica fattispecie contestata, rilevante conseguentemente ai sensi e per gli effetti dell’art. 6 CGS FIGC, il quale sancisce il principio della responsabilità della società non solo per l’operato di chi la rappresenta, ma anche per l’operato dei dirigenti, dei tesserati e degli ulteriori soggetti individuati all’art. 2, comma, 2, del medesimo Codice. Considerato, infatti, che la misura della sanzione della penalizzazione inflitta alla Juventus F.C. S.p.A. risulta determinata in relazione alle accertate violazioni dei suoi rappresentanti e dei suoi dirigenti, nonché dei suoi amministratori senza delega, il venir meno, per l’accertato vizio motivazionale, della sanzione per questi ultimi si riflette, allo stato, anche sulla sanzione complessiva irrogata alla società e rende, quindi, necessaria una nuova valutazione della Corte Federale d’Appello sulle eventuali responsabilità dei singoli amministratori senza delega e poi anche della stessa società Juventus F.C. S.p.A.“,
L’impianto accusatorio della Procura della Figc e la conseguente sentenza della Corte d’Appello Federale ha praticamente tenuto in toto. “La questione che aveva condotto al deferimento degli attuali ricorrenti era la ritenuta avvenuta reiterata alterazione delle evidenze contabili per effetto di numerose plusvalenze i cui valori erano stati ritenuti fittizi. Dopo il proscioglimento dei deferiti la Procura Federale ha, tuttavia, ricevuto una rilevantissima documentazione dalla Procura della Repubblica di Torino, dalla quale è emerso che effettivamente, come la Procura aveva sostenuto sin dal suo iniziale deferimento, vi era stata una voluta reiterata alterazione delle evidenze contabili per effetto di numerose plusvalenze i cui valori erano fittizi” – si legge in un passaggio delle motivazioni – La precedenza sentenza, scrive il Collegio, non “può ritenersi in contrasto con i principi sul giusto processo, tenuto conto che, anche su fatti nuovi e decisivi che possono essere oggetto di una possibile revocazione di una precedente decisione, ai sensi del contestato art.63, comma 1, lettera d), del CGS della FIGC, le parti hanno la possibilità di difendersi nella nuova (eventuale) fase del giudizio davanti alla Corte Federale d’Appello, come è avvenuto nella fattispecie, e possono in tale sede far valere ogni eventuale loro ragione”.
“I fatti emersi dagli atti successivamente acquisiti – si legge ancora nelle motivazioni – dopo le due precedenti sentenze federali di proscioglimento sono, peraltro, pacificamente rilevanti ai fini disciplinari, come ritenuto dalla Corte Federale, e quindi decisivi ai fini di un rinnovato giudizio che poteva essere solo di revocazione, in relazione ai fatti già contestati, tenuto conto che il giudizio su tali contestazioni si era concluso con il proscioglimento dei deferiti a causa anche della mancata conoscenza degli elementi che erano stati poi trasmessi dalla Procura della Repubblica di Torino”.
Nella sentenza dello scorso 20 aprile il Collegio di Garanzia dello Sport aveva respinto i ricorsi dei quattro dirigenti più importanti: l’ex presidente Andrea Agnelli, l’ex amministratore delegato Maurizio Arrivabene, l’ex direttore sportivo Fabio Paratici e il direttore sportivo – ancora in carica – Fabio Cherubini, condannandoli in maniera definitiva rispettivamente a 24, 24, 30 e 16 mesi di inibizione.