Serie A

Juventus, la scommessa Chiesa: tra legittimi dubbi e grandi aspettative

Federico Chiesa
Federico Chiesa - Foto Antonio Fraioli

L’arrivo di Federico Chiesa alla Juventus è stato accolto con un certo scetticismo da parte di una buona porzione dei tifosi bianconeri. La percezione più comune pare essere che Chiesa non abbia ancora raggiunto il livello di gioco richiesto per emergere nella squadra che da quasi un decennio domina il nostro campionato, che si tratti di un calciatore con dei limiti troppo evidenti per parlare la stessa lingua calcistica di CR7, Dybala e compagnia. Un giudizio in netto contrasto con la valutazione economica fatta dalla Vecchia Signora, che ha formalizzato questo acquisto in prestito oneroso con obbligo (mascherato da diritto) di riscatto per un totale di 50 milioni di euro, a cui si potrebbero aggiungere altri 10 di eventuali bonus, per una cifra totale che renderebbe Chiesa il quinto giocatore al mondo per prezzo di trasferimento in questa sessione di mercato (alla pari di Pjanić). Anche la formula del trasferimento, in un certo senso, sembra giustificare le perplessità della comunità juventina: quale grande giocatore cambia squadra in prestito? Forse Chiesa è il miglior acquisto possibile solo in relazione alla grande crisi del calcio mondiale? Paratici, dal canto suo, sembra avere davvero pochi dubbi sul talento del ragazzo, nonostante quest’ultimo non venga da una stagione formidabile.

Ormai abbiamo imparato a conoscere Federico Chiesa, arrivato in Serie A con uno stile di gioco incredibilmente verticale, portato a cercare costantemente la porta e possibilmente a farlo da solo, come di solito si fa nei videogiochi. Pur avendo lavorato abbastanza sui suoi limiti nel corso delle ultime quattro stagioni, Chiesa è rimasto uno sprecone, un esterno offensivo con energie mentali e fisiche da vendere ma molto spesso messe in campo nel modo meno produttivo possibile. L’aridità di soluzioni alternative per la Fiorentina ha per certi versi responsabilizzato il classe 1997, che però contemporaneamente non ha ancora compiuto il salto di qualità che tutti si aspettavano da un calciatore del suo talento. Anzi, in termini del suo percorso di crescita, sembrava che Chiesa si stesse addirittura stagnando sui suoi difetti attuali, in un contesto che non riusciva più a stimolarlo nel modo giusto.

Adesso per lui ci sarà la Juventus, e con essa quindi tutti gli stimoli (e le pressioni) che ne conseguono. Sin dalle primissime battute dell’era Pirlo è stata evidente l’importanza che il nuovo allenatore bianconero dà all’utilizzo delle due catene laterali, le zone di campo in cui realisticamente vedremo agire Chiesa il più delle volte. Nello scaglionamento col 3-4-1-2 per la fase offensiva, infatti, pare difficile che allo stato attuale delle cose Chiesa possa davvero rappresentare un’alternativa più conveniente a Kulusevski, Dybala o chi per loro nel ruolo di trequartista o di “spalla” di Cristiano Ronaldo. In particolare, per caratteristiche Chiesa condividerebbe diversi problemi che già si presenterebbero nella convivenza tra il fuoriclasse portoghese e Àlvaro Morata, pur essendo lo spagnolo un attaccante ben più specializzato rispetto al nuovo compagno ex Fiorentina. Nel ruolo di occupazione dell’ampiezza a destra o a sinistra, invece, Chiesa potrebbe trovare spazi e compiti ben più congeniali alle sue qualità e alle specifiche richieste di Pirlo.

Pur con grandi difetti che dovrà almeno parzialmente risolvere per essere un titolare della Juve, Chiesa porta in dote un grande senso per gli spazi che, abbinato alla sua velocità e pericolosità nell’uno-contro-uno, lo potrebbe rendere un’arma offensiva molto rilevante da poter utilizzare su entrambe le corsie. Se infatti Ronaldo e Dybala tendono entrambi a ricevere il pallone fra i piedi, Chiesa è un giocatore più abituato e abile a ricevere in corsa, e potrebbe quindi sia aprire gli spazi per i compagni sia trovare lui stesso quei gol e assist che non ha comunque mai fatto mancare (43 in 137 presenze in Serie A, uno ogni 243 minuti circa). Si tratta di caratteristiche diverse da quelle di Cuadrado, Alex Sandro e Kulusevski, tutti giocatori più portati al palleggio e alla ricezione spalle alla porta. Inoltre, sul piano difensivo, Chiesa non dovrebbe dare problemi né nel portare una buona pressione in avanti né nel coprire tutta la fascia – a patto che, nel 4-4-2 senza palla della Juve, dietro di sé abbia un terzino.

Federico Chiesa potrebbe quindi ben presto diventare uno dei perni della Juve di Pirlo, ma solo a una condizione: che alzi il suo rendimento con la palla, diventando un giocatore più efficiente rispetto a quello che abbiamo visto a Firenze. Oggi Chiesa in campo fa tanto per produrre qualcosa: la Juve invece ha bisogno che faccia e produca tanto, se non tantissimo. Per il 23enne genovese, migliorare le scelte di tiro e passaggio nell’ultimo terzo di campo sarà un passaggio fondamentale per affermarsi definitivamente come il campione che ha già dimostrato, nei suoi momenti migliori, di poter essere. In quel caso, la Juve potrà dire non solo di aver fatto il miglior acquisto possibile in questo momento storico, ma un grande colpo in assoluto.

Con alle spalle tanti legittimi dubbi e aspettative gigantesche, la Juventus pone un’altra incognita (ma anche un’altra grande curiosità) sulla sua prossima stagione. Per sapere come andrà a finire non ci resta che aspettare il giudizio più importante, quello del campo.

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