Dopo la bella figura con la Lazio, sia dal punto di vista del gioco che del risultato, e il disastro di Reggio Emilia col Sassuolo, torna la Juventus brutta ma vincente, quella che porta a casa le partite in modo sporco, di corto muso, senza brillare ma gestendo senza patemi. Un passo avanti dopo due indietro, e per vincere contro il Lecce fin qui imbattuto, e riprendere così la marcia che fin qui è comunque positiva (quattro vittorie nelle prime sei partite, non capitava da anni), può bastare così, ma è chiaro che i fischi dello Stadium dopo un primo tempo poverissimo vogliono dire tanto in questo unico infrasettimanale del campionato.
Da queste parti, dopo due anni negativi sotto molti aspetti, adesso si vuol vedere un calcio diverso, quello che peraltro si è visto in alcuni tratti di questo inizio di stagione. Serve personalità, spavalderia, voglia di divertirsi, nel secondo tempo si vede qualcosina, e il gol (contestatissimo dai salentini e da D’Aversa) nasce da una bella triangolazione tutta di prima e al volo. McKennie, tra i migliori, Rabiot invece in difficoltà, poi la zampata di Milik: c’è qualcosa di nuovo anche in questo gol, c’è la voglia di riscattarsi e di vincere per non entrare in una spirale negativa e di negatività.
Poi, però, c’è anche da valutare le frasi post-partita di Allegri: per lo scudetto ci sono Napoli, Inter e Milan e sono più attrezzate di questa Juve. E’ forse vero ed è anche giusto dirlo, perché bisogna mantenere i piedi per terra e non far esaltare un ambiente un po’ depresso e abituato a una certa mediocrità nelle ultime annate, ma anche nascondersi troppo rischia di convincere i giocatori che non si può lo0ttare davvero per il vertice. Vertice ora vicino: per una notte è secondo posto, e questi piazzamenti mancavano da un po’.