Serie A

Gianluigi Buffon: “La Champions? Sono felice di aver giocato tre finali, peccato per non aver chiuso il cerchio”

Gianluigi Buffon
Gianluigi Buffon, Italia - Foto Pawel Andrachiewicz / PressFocus

“La finale di Champions League del 2015 contro il Barcellona? È stato un grandissimo dispiacere, ma, ripensandoci, rimane la gioia e un po’ di orgoglio perché insieme eravamo riusciti ad arrivare fino a là vivendo serate eroiche, quindi non la vivo con chissà quali rimpianti. Sono felice di aver giocato tre finali di Champions, mi è dispiaciuto non vincere perché sarebbe stata la chiusura di un cerchio perfetto, ma talvolta i cerchi anche se non sono perfettamente rotondi possono essere apprezzati”. Lo ha detto Gianluigi Buffon nel corso dell’evento “Barzagli, Bonucci e Chiellini: muro bianconero” al Festival dello Sport di Trento. “Non credo alla maledizione europea. La Champions è un torneo particolare – ha aggiunto Barzagli -. È stato tosto perdere due finali, forse ancora di più la seconda (nel 2017 contro il Real Madrid, ndr), ma il percorso che c’è stato è stato favoloso, nessuno cancella quegli anni in Champions”. “Quel Barcellona era forse la squadra più forte degli ultimi 15 anni. Quella squadra e il Real Madrid del 2017 erano squadre di fenomeni”, ha spiegato Bonucci.

“La nostra è una storia di amicizia, di un valore di un trio che è andato al di là dei singoli giocatori. Per quello siamo ricordati più come un trio che per il singolo, perché tiravamo fuori il meglio l’uno dall’altro. Ci siamo amalgamati bene dal primo istante. Insieme siamo riusciti a dare più di quello che avremmo dato singolarmente”, ha detto Giorgio Chiellini sul rapporto con i compagni di reparto. “Abbiamo affrontato un periodo lungo della carriera dove anche grazie a tutta la squadra abbiamo vinto tanto, e tante volte non ti viene da paragonarti ai grandi del passato – ha aggiunto Barzagli -. Abbiamo lasciato tanto sia nel calcio italiano che in quello europeo”.

C’è spazio per un videomessaggio di Antonio Conte: Barzagli, Bonucci e Chiellini sono stati un grandissimo esempio per tutti. Quando arrivai alla Juventus avevo un’idea totalmente diversa, quella di giocare col 4-2-4, feci tutto il ritiro e la prima di campionato. Mi sono adattato, ho cercato di sfruttare le caratteristiche dei calciatori. Mi resi conto delle qualità di Bonucci, che in quel momento era il giocatore sacrificato, quindi ci fu questa evoluzione tattica mantenendo gli stessi concetti di gioco. Ecco cosa mi rende orgoglioso, non essermi fossilizzato su un sistema di gioco. Erano tre giocatori che si completavano a vicenda – prosegue l’ex tecnico della Juventus, ora sulla panchina del Napoli – potevano giocare a occhi chiusi perché ognuno di loro sapeva pregi e difetti di sé e degli altri. Un trio meraviglia che ha fatto la storia di un club grande e della Nazionale. Per me è stato un onore aver avuto l’opportunità di allenarli”.

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