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“E’ stata una partita imprevista, la mia presenza qui è solo per sottolineare che abbiamo dato tante gioie ai tifosi e purtroppo oggi diamo una grande amarezza. Abbiamo giocato una brutta gara, però il campionato va avanti e dobbiamo tenere giù la testa, capendo quali siano stati i nostri errori per continuare a migliorare”. Queste le parole di Fabio Paratici ai microfoni di Sky Sport in quello che probabilmente è il punto più basso della stagione deludente della Juventus, sconfitta dal Benevento nel match che vuol dire addio allo scudetto: “Si può star qui tre giorni a cercare di capire perché abbiamo giocato una partita non buona e positiva, ci sarebbero tanti aspetti da analizzare. Lo faremo in queste due settimane, ci sarà tempo per pensare a tutte le cose. Resta il fatto che non abbiamo effettuato una prova alla nostra altezza e ce ne rammarichiamo”.
Sul mercato e sul futuro di Pirlo e Ronaldo: “Mercato? Non è una partita che sposta le nostre idee, abbiamo una programmazione intrapresa all’inizio dello scorso anno, andiamo avanti per la nostra strada. Siamo molto contenti dell’allenatore, continueremo su questa strada cercando di lavorare per migliorare. Abbiamo Cristiano Ronaldo, miglior giocatore del mondo e ce lo teniamo stretto”.
Lungo il discorso sul ciclo della Juventus e sul fatto che probabilmente quest’anno non arriverà una gioia: “Noi non eravamo insoddisfatti degli allenatori precedenti, ci sono state motivazioni per cui abbiamo cambiato. Non è una sconfitta e nemmeno una vittoria a determinare la linea di un club che ha una visione chiara. Si vedrà alla fine se sarà quella corretta. La parola transizione alla Juventus non esiste, giochiamo tutte le competizioni per vincere. Alcune stagioni vanno meglio, altre un po’ peggio. Le annate sono importanti anche perché c’è una crescita che porta ad avere risultati negli anni successivi. Se riguarda solo i risultati sportivi allora possiamo dire che certe squadre hanno avuto dieci anni di transizione e nemmeno hanno costruito. Negli ultimi nove anni abbiamo vinto e sempre cambiato. Forse la gente non se ne è accorta visto che vincevamo, però abbiamo già cambiato parecchio negli anni e per vincere abbiamo fatto scelte difficili. Se in una stagione non si vince può succedere. Sento parlare di cicli, posso elencare almeno sette-otto volte in cui è stato detto è finito un ciclo. Detto a Galatasaray, detto con l’addio di Conte, poi dopo la finale di Berlino, poi dopo dieci gare del successivo campionato quando avevamo dieci punti, poi dopo Cardiff, poi con l’addio di Allegri. Ogni volte si parla di cicli, ne abbiamo fatti parecchi e abbiamo continuato a vincere. Per farlo abbiamo dovuto costruire prendendoci rischi. Alcune volte non si riesce poi a vincere”.
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