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Inzaghi si prende l’Inter, la nuova capolista è devastante contro un Cagliari in disarmo

Simone Inzaghi
Simone Inzaghi - Foto Antonio Fraioli

Questa è un’Inter devastante e da scudetto. Ed è, soprattutto, l’Inter di Simone Inzaghi, che a questo punto ha saldo il controllo della situazione e non ha più bisogno di strani paragoni con la squadra di Conte che un anno fa ha vinto il campionato. Lo scudetto un anno fa era arrivato con una rimonta, adesso alla diciassettesima giornata scatta l’operazione sorpasso che va in porto con la vittoria nettissima per 4-0 contro un Cagliari assolutamente modesto e candidato alla retrocessione se non cambia registro. Dal primo minuto all’ultimo, è dominio Inter in lungo e in largo. Possesso palla, azione raffinate, poi ci sono ovviamente i gol, soprattutto pochissimi rischi dietro: è la serata perfetta con cui candidarsi pienamente a essere la favorita per lo scudetto, in un turno in cui il Milan pareggia così come la Juventus e il Napoli perde. Lautaro croce ma soprattutto delizia, visto che se il rigore sbagliato – il secondo su cinque – è un po’ un campanello d’allarme, c’è d’altro canto una doppietta strepitosa che vale già la doppia cifra e il ruolo di trascinatore di una squadra che cambia le sue pedine ma non il risultato.

Se poi si aggiunge un Sanchez finalmente in forma, Calhanoglu che continua a fare quello che vuole, Bastoni cresciuto dopo un inizio in sordina e poi un Barella versione assistman con sette passaggi vincenti e la voglia di arrivare in doppia cifra in questa specialità, ne viene fuori che siamo davanti a una squadra che ha ben poco da migliorare e che potrebbe davvero aver fatto il salto di qualità che tutti si aspettavano. Il gioco è fluido, la personalità è tanta e sembrano tutti recitare un copione ben chiaro. Va solo capito, questo bisogna dirlo, quanti siano i meriti dei nerazzurri e quanti invece i demeriti di un Cagliari davvero ai minimi storici. Mazzarri ha totalizzato una sola vittoria in quattordici panchine, lo salva dall’esonero (che pure potrebbe arrivare) soltanto il contratto triennale inspiegabile che è riuscito a strappare a Giulini. In un turno di sorprendenti testa contro coda, quantomeno al Meazza Davide non ha battuto Golia, ma nemmeno c’ha provato.

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