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Inzaghi all’Inter, continuità e discontinuità: la miglior scelta possibile tra quelle realistiche

Simone Inzaghi
Simone Inzaghi - Foto Antonio Fraioli

Superare il biennio di Conte con un allenatore che racchiude diversi punti in comune e altri di rottura. L‘Inter si aggrappa a Simone Inzaghi per provare a non sprofondare nella mediocrità e sceglie un tecnico che ha fatto bene con la Lazio negli ultimi anni e che in fin dei conti merita una chance in una squadra di livello più alto. E, nella fattispecie, di chi ha vinto l’ultimo scudetto ma deve fare i conti con la crisi nera a livello economico, che ha portato l’allenatore leccese a scappare nel pieno del progetto e il club di Suning a dover repentinamente scegliere un piano B. Il no di Allegri, la voglia di non scommettere troppo, le logiche di mercato che obbligano la dirigenza a cercare un allenatore che non abbia particolari pretese e possa far bene con la rosa a disposizione: sono alcune delle motivazioni che portano all’ingaggio del piacentino, che giusto poche ore fa sembrava aver firmato il rinnovo con Lotito e che invece improvvisamente si ritrova catapultato sulla panchina della squadra campione d’Italia.

Solo il tempo saprà dirci se si rivelerà una scelta azzeccata, ma al momento si può senza ombra di dubbio sottolineare come sia decisamente obbligata. I nomi sul piatto, una volta venuto meno il sì di Allegri, non erano certo all’altezza di Inzaghi, e le operazioni di convincimento da parte di Marotta sono state immediate e convinte. Una molla ulteriore per l’ingaggio dell’ex Lazio, oltre a tutti i fattori in comune con Conte, che sono prettamente di tipo tecnico-tattico, anche un elemento di forte discontinuità rispetto alla precedente gestione. Vale a dire il forte sentimento aziendalista di Simone, che è rimasto alla Lazio per sei anni nonostante qualche frizione con Lotito e che ha spesso accettato le decisioni della società, senza scappare via alle prime difficoltà o alle prime incomprensioni. Non uno yes men, ma un tecnico che sa stare al suo posto e pensa a lavorare sul campo. I risultati sono dalla sua, ma il grande salto può rivelarsi un’arma a doppio taglio. E l’arma Inter ora è nelle sue mani.

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