Yann Bisseck, 23enne difensore dell’Inter, ha rilasciato una lunga intervista a Geissblog, in cui racconta del suo inizio con i nerazzurri. Il 19 agosto ha esordito in Serie A (unica sua presenza finora), subentrando a Matteo Darmian nella vittoria per 2-0 sul Monza.
“Se sto vivendo un sogno? Te ne rendi conto solo col tempo – racconta il ragazzo tedesco-. Quando ho giocato in Danimarca e il nome è uscito per la prima volta, ero un po’ incredulo. Ora sono davvero arrivato e ho il mio appartamento. Devo ancora imparare l’italiano, ma lo capisco in gran parte perché parlo francese, e questo ha molte somiglianze. Non appena avrò imparato la lingua, mi sentirò completamente a casa qui“. “Il contratto di 5 anni è un apprezzamento. Naturalmente all’inizio devo avere pazienza, lavorare per inserirmi e imparare un po’ perché sono uno dei giocatori più giovani della rosa. Ma aspettando i cinque anni, il piano è che io diventi uno dei migliori difensori al mondo. Mi viene riconosciuto il potenziale e questo è il posto migliore per svilupparlo, anche se all’inizio potrebbe volerci un po’ di tempo. Ma penso che a lungo termine sia assolutamente la decisione giusta“.
“San Siro è già uno stadio straordinario, immagina all’esordio. È stato davvero travolgente quanto siano rumorosi i tifosi e quanto siano appassionati. Ero davvero felice di giocare con i tifosi che ci sostenevano così. Naturalmente c’era anche pressione perché l’allenatore si aspettava qualcosa da me. Ma per la maggior parte è stata solo una gioia perché ho giocato ufficialmente per l’Inter e ho fatto il passo successivo. È stata una sensazione molto bella. Sono stato molto contento che l’allenatore mi abbia concesso qualche minuto nella prima partita“.
Sul rapporto col mister Simone Inzaghi, Yann Bisseck racconta: “Naturalmente c’è ancora una piccola barriera linguistica, perché qui si parla poco inglese. Ma è per questo che sto imparando l’italiano e ora capisco con più precisione cosa mi chiede. Devi guadagnarti la fiducia con lui, di questo ne è convinto. Già all’inizio degli allenamenti ho notato che dovevo prima mettermi alla prova e che non potevo nemmeno pensare di giocare. Prima dovevo dimostrare in allenamento che ero un’alternativa per il suo gioco. Ad essere sincero, non ci ero abituato. Nei miei club precedenti avevo la certezza che avrei giocato comunque“.