L’Inter torna alla vittoria a Marassi dopo due pareggi consecutivi e si riappropria del secondo posto in classifica, costringendo la Juventus a battere la Sampdoria per poter chiudere il discorso scudetto. I nerazzurri sono così a meno quattro dalla vetta, ma al Ferraris non sono mancate le solite difficoltà di una squadra che fatica ancora a mostrare il meglio di sé per gran parte della partita. Va a folate quest’Inter di Conte, e soprattutto dopo averla sbloccata tende con troppa facilità ad abbassarsi rinunciando alla proposta in favore dell’attesa e della gestione. I nerazzurri, però, non sembrano costruiti per gestire, ma per metterci intensità: proprio quella che si è vista nella prima mezzora e poi soltanto a tratti, quando nel finale sono arrivate le due reti che hanno spazzato via la paura di essere recuperati anche stavolta.
Tra le note positive c’è il fatto di aver vinto contro una squadra che ha decisamente più motivazioni di classifica. Per il Grifone la salvezza è ancora saldamente nelle proprie mani, ma il Lecce domani vincendo in casa del tranquillo Bologna potrebbe portarsi a meno uno e a quel punto negli ultimi 180′ tutto sarebbe possibile in chiave retrocessione. Nel secondo tempo, comunque, i ragazzi di Nicola hanno provato a sopperire all’assenza di qualità col cuore, ma non è bastato contro una squadra dal tasso tecnico superiore. Quest’ultimo, però, non si è certo visto da due degli uomini più in difficoltà in casa nerazzurra nel post lockdown. Sembra sempre di ripetere la stessa filastrocca, ma Eriksen non si è mai integrato e anche stavolta saluta dopo un’ora tra tante ombre e poche luci, a cominciare dall’incapacità di trovare una posizione convincente tra le linee. E poi, c’è Lautaro Martinez che non è più quello dell’autunno e che di fatto svolge soltanto il compitino con timidezza e poca convinzione. Lukaku, al momento, è ben altra cosa, e la doppietta (meraviglioso il secondo gol in pieno recupero con un’azione prorompente) lo dimostra. A questo si aggrappa Conte, ma non solo: tenere in panchina un Sanchez in forma è sempre più complicato, e il gol nel finale del Nino Maravilla dimostra come le gerarchie in attacco potrebbero presto mutare.