È l’arma tattica per eccellenza, quella più spettacolare e pericolosa, quella che pochi eletti apprendono nei primi anni di attività . Eppure Inter e Torino, rispettivamente quarta e quinta forza del campionato di Serie A, non sembrano aver bisogno del dribbling per superare le linee e avvicinarsi all’area avversaria. Le due squadre – in campo stasera alle 20:45 – sono quelle che hanno meno dribbling riusciti in Italia: 14 per i nerazzurri, cinque in più per i granata. Pochissimi in relazione ai dati delle altre. La Juventus ne ha collezionati 48, il Milan ne ha registrato uno in più. Questione di moduli, di caratteristiche di giocatori, forse anche di contromosse degli avversari, più chiusi quando si tratta di affrontare la squadra campione d’Italia in carica. Emerge infatti una discrepanza tra il rendimento in campionato e in Champions League. L’Inter ha registrato più dribbling (6) contro il Manchester City che nelle ultime due partite di Serie A contro Udinese (2) e Milan (3). Dieci quelli completati contro la Stella Rossa.
Il dato in campionato comunque non preoccupa nessuno. Sicuramente non Inzaghi, che ha vinto lo Scudetto con uno dei numeri più bassi nel fondamentale (184) in stagione, con tanto di derby vinto per 5-1 con due soli dribbling riusciti nei novanta minuti. Ma non preoccupa nemmeno Paolo Vanoli che, interrogato sul tema, ha tirato in ballo proprio la squadra nerazzurra: “Noi penultimi in classifica? L’ultima è l’Inter…è una risposta. Quindi evviva (ride, ndr). Va considerato il sistema di gioco: anche l’Inter ha un gioco corale e non individuale”. Simone Inzaghi ha raramente indicato sul mercato giocatori dribblomani (l’eccezione è Correa, che peraltro ha deluso). Ha sicuramente dimostrato di prediligere calciatori di gamba, ma comunque orientati alla lettura degli spazi e all’inserimento, come Frattesi, che risulta essere il migliore per dribbling (4) fin qui. Dietro di lui Barella e Lautaro (entrambi a 3). A che serve il dribbling, se si riesce ad andare in gol con il cross di un quinto per il quinto opposto o con un assist del braccetto di sinistra per quello di destra (a Bologna l’anno scorso con passaggio di Bastoni per Bisseck)? Non c’è un dribblomane, ma c’è una squadra che dribbla coralmente le mosse avversarie grazie ad un gioco a memoria di movimenti senza palla. Il concetto è affascinante e fin qui mostrato in campo con efficienza. Ora Vanoli vuole provare a fare lo stesso.