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Un’Inter vincente quella contro il Verona, ma anche un’Inter che appare diversa rispetto a quella vista fino alla partita contro la Juventus, e ciò è apparso evidente, indipendente dal risultato (2 a 1 per il club meneghino), a causa dell’assenza di Stefano Sensi per i suoi recenti infortuni, un’assenza che ha obbligato l’Inter a cambiare pelle e dettami tattici, oltre che sottoporsi ad alcuni rischi nel mantenere la solidità difensiva apparentemente abitudinaria ad inizio stagione.
Sensi si è dimostrato uno degli uomini di punta della squadra di Conte nel primo mese e mezzo della stagione 2019-2020, con 3 gol e 3 assist in 10 partite e con un pacchetto prestazionale davvero significativo. Ma oltre alle sue prestazioni individuali, appare evidente l’apporto importante del centrocampista ex-Sassuolo sugli schemi dell’Inter di Antonio Conte e sull’equilibrio tattico.
Infatti, Sensi è una mezz’ala che si muove tra le linee palla al piede, dotato di un ottimo palleggio e di un bagaglio tecnico abbastanza importante, che garantisce all’Inter di organizzare al meglio il pressing alto dei suoi centrocampisti, favorisce gli inserimenti di questi ultimi, permettendo non soltanto di fare salire la squadra, ma garantisce anche attimi di respiro alla retroguardia interista, apparsa spesso lacunosa, soprattutto nelle ultime nove uscite senza Sensi.
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A dimostrazione dei limiti evidenti della difesa a 3 vi sono i chiari problemi di rendimento individuale (nonché di compatibilità di reparto) per Skriniar e Godin, autori molto spesso di prestazioni incolori e talvolta deludenti, con De Vrij che di fatto spicca come il leader nel tenere in piedi il reparto difensivo nerazzurro. Skriniar, anche a causa dell’inesperienza, fatica a tenere la posizione come nella difesa a 4, e Godin, che nelle ultime uscite è apparso appannato a causa dell’avanzare inevitabile degli anni che ne limitano le prestazioni, ne sta risentendo allo stesso modo.
A spiccare con Sensi in campo in campionato sono i soli 3 gol subiti in 7 partite dalla difesa nerazzurra, mentre il rovescia della medaglia, con l’assenza di Sensi, parla in modo chiaro ed inequivocabile: 9 gol subiti nelle ultime 5 partite, 8 dei quali contro avversari di certo non eccezionali come Sassuolo, Parma, Brescia, Bologna e Verona, in cui sono apparsi in modo chiaro ed inequivocabile i tremori difensivi della retroguardia meneghina. In poche parole, il triplo dei gol subiti rispetto a prima, con una media di quasi due gol subiti a partita, una media che di certo non può essere simbolo di solidità difensiva.
Un altro cambiamento significativo è avvenuto a centrocampo, in particolar modo nel pressing dell’Inter: infatti, Gagliardini e Vecino si sono dimostrati spesso in difficoltà nel giostrarlo a causa del minor bagaglio tecnico posseduto rispetto a Sensi, che garantiva un maggior palleggio e consentiva soprattutto ai centrocampisti di inserirsi tra le linee. Un dato ulteriormente significativo sono proprio i 5 gol segnati dai centrocampisti con Sensi in campo, arrivati principalmente proprio con queste caratteristiche di realizzazione, oltre che l’evidente calo prestazionale di Brozovic senza Sensi in campo, dovuto al fatto che manchi un giocatore dotato di grande versatilità tecnica come il numero 12 interista.
L’Inter ha quindi dovuto cercare di compensare la mancanza di Sensi con vari accorgimenti tattici, come per esempio polarizzare la manovra offensiva su Lukaku e Lautaro (principali marcatori di questo mese tra le file nerazzurre), sfruttando maggiormente la manovra sulle fasce, in primis quella destra, con Candreva e Lazaro a dover cercare di contribuire maggiormente al pressing e nella fase di spinta sulla fascia, anche a causa di un poco produttivo e spesso deficitario Biraghi nelle due fasi.
Un’Inter che ha perso la sua solidità difensiva, in quanto dalla partita contro la Juventus in poi ha subito ben 15 gol nelle ultime 9 partite tra campionato e Champions League, evidenziando limiti difensivi che già avevano iniziato a manifestarsi in maniera evidente già dal rendimento di Skriniar e Godin. Un’Inter he ha perso gli inserimenti tra le linee dei centrocampisti, che ha dovuto fare i conti con un calo di rendimento di Brozovic avanti alla difesa, ma anche un’Inter che non perde la sua solidità mentale, riuscendo, con coraggio e determinazione, a vincere contro un ottimo Hellas Verona ben schierato in campo.
La partita ha evidenziato nuovamente i problemi della retroguardia interista (disattenta nell’azione che porta al rigore dei veronesi), che ha sottolineato l’impossibilità dell’Inter di gestire il palleggio e di organizzare al meglio il suo gioco offensivo e il suo pressing, che ha dovuto fare fronte di conseguenza all’assenza di Sensi, ma con determinazione ha portato a casa il risultato, sfruttando le palle alte come nel pareggio di Vecino e che ha trovato nel gioiello di Barella dai 25 metri il guizzo per vincere la decima partita della sua stagione in campionato, arrivando a 31 punti e prendendosi la vetta momentanea prima della partita di domani della Juventus contro il Milan.
Un’Inter tenace e resiliente soprattutto dal punto di vista mentale ancora prima che dal punto di vista tattico, che si ostina a non arrendersi mai in campionato e che trova sempre il modo, talvolta anche con fortuna, per risolvere la partita.
Una nuova Inter, all’interno di una nuova stagione alla guida di Antonio Conte.
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