L’Inter risponde al City e vince una partita, seppur di certo non importante come quella dei ragazzi di Guardiola, utile per mantenere la barra dritta in vista della finale da brivido di Istanbul. I nerazzurri chiudono bene un campionato che è sfuggito via troppo presto ma che alla fine potrebbe concludersi persino al secondo posto come un anno fa, o comunque al terzo con la soddisfazione di aver chiuso davanti al Milan che partiva da campione d’Italia. Non il risultato sperato, ma con la Supercoppa e la Coppa Italia in tasca, e un’incredibile finale di Champions da giocare, il voto è positivo e Inzaghi ne esce rafforzato.
Coraggioso il tecnico nerazzurro in casa di un Torino che si giocava tanto, di fatto l’Europa, perché se è vero che la Juve probabilmente sarà esclusa dall’Uefa, è altrettanto vero che l’ottavo posto allora vale la Conference il prossimo anno. Manca lo step finale alla squadra di Juric, che sciupa tanto nel finale, sbatte su Handanovic (ultima partita in nerazzurro, con tutta probabilità) e persino su Cordaz, e dimostra di avere ancora qualche lacuna, seppur reduce da un buon campionato nel complesso.
Inter e City accomunate da una vittoria a sette giorni dalla resa dei conti, da un po’ di stanchezza forse degli uomini chiave, Haaland e Lautaro, De Bruyne e Calhanoglu, ma con tante altre risorse, da un Brozovic che torna al gol dopo l’andata sempre coi granata a Lukaku versione assistman. E sono loro i due dubbi del tecnico piacentino: gioca chi sta meglio o chi ha brillato di più in stagione? Tradotto, c’è spazio per Mkhitaryan e Dzeko o c’è stato il ribaltone gerarchico? Dubbi che Inzaghi si porterà per un’altra settimana, intanto la chiusura di stagione nei confini nazionali è quella giusta e si arriva al City senza infortuni e nelle migliori condizioni possibili. E non era scontato.