L’Inter rialza la testa dopo il derby e torna a vincere mettendo fine a un filotto di tre partite senza successo: non è tutto oro quello che luccica, tutt’altro, ma la risposta a livello di rabbia e voglia, c’è tutta. E anche i problemi di questo inizio di stagione in cui in trasferta stiamo assistendo a prestazioni ondivaghe e lontane dagli standard ai quali questa squadra ha abituato tifosi e addetti ai lavori, quelli rimangono. Ma con i tre punti, è tutto più facile e ci si può presentare senza patemi d’animo allo scontro fondamentale in Champions League, dove arriva la Stella Rossa al Meazza martedì.
Non è ancora l’Inter dominante dello scorso anno e alla fine la vittoria matura anche per episodi, in modo non pulito e con qualche amnesia dietro, oltre che con il terzo gol subito di testa in questo campionato (in tutto quello scorso furono appena quattro). Un discreto secondo tempo al netto della sofferenza finale, sulla falsariga dell’anno dello scudetto, un primo tempo invece di difficoltà per larghi tratti, ma aperto e chiuso da due reti regalate o quasi dagli avversari. E a cavallo dell’intervallo, si sblocca anche capitan Lautaro Martinez: un gol casuale nel recupero del primo tempo, un gran gol a modo suo a inizio ripresa, e a livello psicologico da qui in avanti sarà tutt’altro giocatore.
C’è tanto del capitano, anche nell’atteggiamento, in questa vittoria che è una boccata d’aria fresca, arrivata su un campo difficile e contro una squadra che adesso se la gioca a viso aperto anche contro le big. Ma la differenza in termini di qualità, alla fine, emerge, e sono gli errori a condannare i bianconeri di Runjaic. Su questo l’Inter, ricordandosi di essere scudettata, costruisce una partita cinica e ricca di occasioni sprecate, si porta sul doppio vantaggio ma poi torna fragile dietro, subisce nuovamente due gol in una sola partita, è la terza volta in sei giornate, e deve soffrire in modo operaio. Contavano i tre punti e quelli arrivano: ora deve tornare la continuità e la qualità.