“Per il ruolo che abbiamo e per i professionisti che siamo, non pensiamo a nessun tipo di complotto. Però se in tanti, e spesso, tirano fuori questi discorsi è segno che il nostro sistema è migliorabile. Spesso sento questi dubbi e, probabilmente, in un momento dove la credibilità deve essere la prima qualità, bisogna lavorare con estrema attenzione. Tutti noi addetti ai lavori dobbiamo essere bravi sui nostri comportamenti, quelli scritti, parlati, usati, per non alimentare dubbi. Ma noi dobbiamo usare l’amore di Napoli per questo sport e giocare belle partite”. Lo ha detto il tecnico del Napoli Luciano Spalletti alla vigilia del big match contro l’Inter che segna la ripartenza del campionato. Interrogato sul caso D’Onofrio e sull’inchiesta sulla Juventus, il tecnico non entra nei dettagli ma spiega che il “calcio può essere anche una molla per il sociale” e che dobbiamo “domandarci se stiamo facendo tutti del nostro meglio, affinché diventi più credibile”. L’allenatore partenopeo è ottimista dopo la sosta: “Siamo andati a lavorare in profondità, valutando individualmente il calciatore che tornava dal Mondiale e quello che era stavo in vacanza, abbinando bene la tipologia di lavoro. Abbiamo avuto buonissime risposte, con la testa siamo rimasti a dove eravamo rimasti. Per me questo è un bellissimo viaggio, non ci sono fermate, non ci sono stazioni. Ci fermeremo solo quando sapremo come sarà andata a finire”.
Sulle condizioni di Lobotka e Kvaratskhelia: “Si sono applicati in maniera corretta, Khvicha si gestisce da solo, sa fare una cosa normale trasformandola in una situazione eccezionale. Per noi è un grande valore aggiunto”. E aggiunge:“Le sensazioni sono sempre giuste, voglio essere sotto pressione al massimo– spiega -. Quando lavoro, sono sempre sotto pressione e sono felice così. L’Inter è una squadra di livello top, che ha fatto investimenti di livello top, ha questa grande capacità di dilatare facilmente il campo sia per ampiezza che per profondità. Sa chiudersi, lasciando un doppio centravanti contro i nostri due centrali, che nel ribaltamento dell’azione rimangono pericolosissimi. Dovremo stare sempre in ordine e in equilibrio. Ti costringono a modificare la forma della squadra”. C’è spazio per un pensiero su Pelé, scomparso ad 82 anni: “Un altro grandissimo dispiacere che abbiamo dovuto subire in questo periodo. Volevo fare i complimenti al Santos che non ha ritirato la maglia numero 10. Se una maglia si toglie, quel numero non si vede più”.