Inter, Eriksen: “Ci mancano i tifosi allo stadio. È il momento di scrivere una nuova storia”

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“Essere tornati in campo è bello, il protocollo impone regole che per forza di cose ti fanno vivere le partite in maniera differente rispetto a prima. Ci mancano i tifosi allo stadio“. Queste le parole di Christian Eriksen nel matchday programme dell’Inter in vista della partita contro il Brescia, in programma oggi alle 19:30. Il centrocampista danese, arrivato a Milano a gennaio, è stato il primo marcatore dei neroazzurri dopo il lungo stop, con un gol segnato su calcio d’angolo nella sfida di Coppa Italia contro il Napoli.

“So che negli ultimi anni il mio rendimento a livello statistico è stato importante in Inghilterra. Ma io non guardo tanto ai numeri, quanto a quello che riesco a dare in campo – afferma Eriksen -. Prima di venire in Serie A ovviamente ho sempre legato l’Inter all’anno del Triplete: era il 2010, ho ammirato le loro imprese clamorose e poi me li sono ritrovati al Mondiale in Sud Africa, dove avevo solo 18 anni. Pazzesco. Pian piano mi sto immergendo nella tradizione di questo club. Adesso però è il momento di creare una nuova storia“.

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Qualche parola anche sul passato dell’ex Tottenham. “Il mio allenatore è sempre stato mio papà – afferma il danese -. Mi ha insegnato tutto: l’essere ambidestro, ad esempio, quando mi diceva di giocare in giardino calciando un po’ con il destro e un po’ con il sinistro, o quando mi faceva fare 10 passaggi con il destro e 10 con il sinistro. Avevo talento, essere il figlio dell’allenatore mi faceva avere gli occhi addosso. Le aspettative sono sempre state alte attorno a me: avevo più responsabilità e pressione, ma mi piaceva essere coinvolto nelle partite, sono sempre stato felice di giocarmi qualcosa”.

“Milano l’ho vista poco a causa del lockdown, ma per quel poco devo dire che è una bellissima città dove si respira in maniera chiara la passione dei tifosi per il calcio e in particolare il calore degli interisti, che sanno trasformare le partite quando sono allo stadio” – conclude Eriksen.

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