Serie A

Inter, così non va: atteggiamento e concentrazione, tre indizi fanno una prova

Simone Inzaghi Inter
Simone Inzaghi - Foto Fabrizio Carabelli / IPA Sport / IPA

Il mondo del calcio non perdona. Nel bene e nel male. Per chi vince, tre giorni dopo c’è una nuova sfida. Per chi perde c’è subito la possibilità di riscattarsi. L’Inter di Simone Inzaghi lo scorso anno ha disputato un campionato straordinario, dominandolo in lungo e in largo e dimostrando di essere la migliore squadra per distacco. Quest’anno però l’inizio è stato balbettante, ma soprattutto oltre ai risultati (8 punti sui 15 in palio) è l’atteggiamento a destare preoccupazione. Senza quella fame, quella cattiveria e quella concentrazione mostrata, l’Inter ha dimostrato di non andare da nessuna parte. Perché non è il Real Madrid dei ‘Galacticos’. E perché nel calcio di oggi non esistono partite che si vincono prima di giocare.

TRE INDIZI FANNO UNA PROVA – Il campionato dell’Inter era cominciato da Genova dove i nerazzurri hanno giocato una buona partita, hanno comandato il gioco, ma ci hanno messo dentro degli errori individuali francamente inspiegabili che hanno portato al 2-2 finale. Poi le vittorie con Lecce e Atalanta sembravano aver rimesso Lautaro Martinez e compagni in carreggiata. Ma dopo la sosta c’è stata l’opaca prestazione di Monza dove i nerazzurri hanno tenuto in mano il pallino del gioco, ma giocando una partita scolorita, opaca, amorfa e senza sussulti. L’approccio e l’atteggiamento di ieri nel derby è stato lampante: squadra con la testa tra le nuvole, poco mordente e carattere e una squadra scollata che ha preso imbucate continue a centrocampo sia nella prima fase del primo tempo che in tutta la ripresa. Nel calcio si può perdere, ma la differenza è il modo in cui questo avviene. E ieri l’Inter ha perso nel risultato, ma soprattutto ha perso la partita più importante: quella dell’atteggiamento e della volontà.

MIRINO SULLA CHAMPIONS? – Lo scorso anno l’obiettivo era chiaro a tutti: vincere lo Scudetto a costo di sacrificare qualsiasi altra competizione, Champions League compresa. E infatti le scelte sono andate in quella direzione: nelle sei partite del girone eliminatorio Lautaro Martinez ne ha giocata solamente una da titolare (Inter-Benfica). I nerazzurri infatti chiusero al secondo posto nel girone e poi, come tutti sappiamo, sono usciti ai calci di rigore negli ottavi di finale con l’Atletico Madrid. Quest’anno l’impressione è che la Champions League sia un vero e grande obiettivo dei nerazzurri. L’Inter di mercoledì, in casa del Manchester City, è stata attenta e feroce. Esattamente come quella dello scorso anno in campionato. La vera domanda è: “I nerazzurri riusciranno a portare avanti due competizioni così importanti?”. Al momento la risposta sembra essere negativa.

LE SCELTE DI INZAGHI – L’Inter ieri non ha perso per i cambi o le scelte del suo allenatore. L’approccio dei due tempi ne è la testimonianza più lampante. Nel corso del secondo tempo l’allenatore nerazzurro ha provato a mettere mano ad una partita che stava sfuggendo lentamente: ha cambiato tutto il centrocampo (Barella è uscito per un problemino muscolare e rischia di saltare la trasferta di Udine), ma la situazione è peggiorata. L’impressione di questo inizio di stagione è che Mkhitaryan non sia in condizione e che vada due marce sotto gli altri, Lautaro Martinez – per sua stessa ammissione – è indietro di condizione avendo saltato tutta la fase del pre campionato. Ma prima di parlare di scelte tecnico-tattiche l’Inter deve ritrovare il suo spirito e la cattiveria. Senza quella diventa una squadra normale, capace di fare grandi prestazioni, ma di perdere punti anche con Genoa e Monza. La prossima settimana rischia di essere uno snodo importante: Udinese, Stella Rossa e Torino. Serve una sterzata o sarà allarme vero e proprio.

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