Christian Eriksen è un nuovo giocatore dell’Inter. Ed è un dato di fatto: arriva già a gennaio, vestirà la maglia numero 24 ed è pronto ad aiutare i nerazzurri nella seconda parte di stagione. Quello che un po’ tutti si chiedono, invece, è se l’arrivo del centrocampista danese sarà sufficiente a colmare il gap – emerso in questi primi mesi di gestione Conte – nei confronti della Juventus (dal punto di vista della mentalità e dell’esperienza) e della Lazio (per quanto riguarda la freschezza atletica e le performance realizzative).
PRECARI EQUILIBRI – Un solo giocatore non sposta mai del tutto gli equilibri, neanche quando si chiama Messi (vedi Argentina) o Ronaldo (Juventus e la Champions, almeno finora). La sensazione, però, è che Eriksen possa essere l’uomo giusto nel posto giusto per consentire all’Inter di lottare seriamente per lo scudetto. D’altronde, i nerazzurri, pur reduci da cinque pareggi in sette partite, hanno fin qui un ritardo nei confronti della Juventus di appena tre punti, e i bianconeri hanno fatto intravedere più volte alcune lacune, che si uniscono all’improbabilità di assistere a colpi nel mercato invernale. Ma qual è il posto giusto – in campo – di Eriksen? Al Tottenham ha giocato molto spesso nel ruolo di trequartista, raramente come mediano offensivo in una squadra sbilanciata alla ricerca, magari, di una rimonta. La parola d’ordine per Antonio Conte è equilibrio: guai a parlargli di gioco di rimessa e di ripartenza, ma il tecnico salentino non deroga mai al suo abbottonato 3-5-2 che lascia poco spazio all’improvvisazione. Schemi provati in allenamento poi riprodotti in campo con gli attaccanti protagonisti, movimenti automizzati dei centrocampisti, difesa solida e aggressiva sono i punti di forza del gioco interista, una macchina che non si è dimostrata perfetta, ma sicuramente già degna di nota. Eriksen impreziosisce senza dubbio il valore di una rosa già di livello, al netto degli infortuni, ma la sua collocazione tattica nel 3-5-2 non è scontata. Il danese, di fatto, non ha mai giocato nel ruolo di mezzala e dovrà adattarsi a questa posizione in campo ancor prima di calarsi dentro la realtà nerazzurra del gioco di Conte. Al contempo, non sarà facile per l’allenatore pugliese tener fuori, almeno inizialmente, un giocatore di questo spessore, anche se alle prime armi con il calcio italiano: se Eriksen gioca, però, uno dei titolari inamovibili di questi primi mesi dovrà cedergli il posto. Con Brozovic infortunato il problema potrebbe essere parzialmente risolto, ma quando il croato tornerà in cabina di regia a giocarsi una maglia, in base alle caratteristiche dell’avversaria, potrebbero essere proprio Sensi e Barella.
SALTO DI QUALITA’ – E allora la domanda da porsi è questa: se in linea di massima Eriksen andrà a sostituire uno tra Sensi e Barella, il salto di qualità dell’Inter è davvero così importante? Per competere ad alti livelli, è vero, serve una rosa profonda e di qualità: i nerazzurri adesso hanno più scelte in mezzo al campo e l’esperienza internazionale è aumentata esponenzialmente, ma forse non è ancora abbastanza per ritagliarsi il ruolo da favorita – quantomeno alla pari con la Juventus – per lo scudetto già in questa stagione. Il prossimo anno, con la crescita di Sensi e Barella e l’inserimento completo di Eriksen, potrebbe davvero essere l’anno giusto. Ma Conte, e lo dimostra il primo anno alla Juventus, è già stato capace di anticipare i tempi.