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E’ di nuovo crisi, ora è riaperta e conclamata. L’Inter perde per la terza volta in questo campionato, stavolta dopo Lazio e Milan, più digeribili visto il blasone delle rivali, cade in casa dell’Udinese, il cui rendimento è eccezionale (cinque vittorie di fila e primo posto provvisorio), ma che nei piani di squadra, dirigenza e tifosi non costituisce un’avversaria contro cui poter lasciare per strada dei punti a cuor leggero e senza che ci sia rabbia e delusione, soprattutto per una prestazione ordinata ma mai da protagonista, piuttosto in balia dei friulani che attaccano con convinzione, non hanno timore di prendere alti i nerazzurri estremamente sotto ritmo, poco incisivi, senza mordente. Il 3-1 è pesante e dovrà far riflettere in casa interista, e stavolta Inzaghi non potrà essere esente da critiche: innanzitutto per la scelta abbastanza inspiegabile di sostituire due giocatori ammoniti al 30′, minando gli equilibri e la serenità dello spogliatoio e dimostrando di non avere fiducia nei suoi uomini. Attenzione ai cartellini sì, ma così è troppo.
E poi, c’è da valutare anche una carenza di idee di questa squadra, con i giocatori che sbagliano tanto davanti, faticano a imbastire azioni avvolgenti, si affidano agli spunti di Lautaro che però oggi gioca a intermittenza e fatica a trovarsi con Dzeko. Brozovic completa l’opera con una prestazione scadente con tanto di giallo che lo terrà fuori contro la Roma. La sensazione è una: dopo un anno e qualche mese, l’Inter ha bisogno di stravolgere qualcosa, perché il copione consueto comincia a non funzionare più e il terreno perso in campionato è già parecchio.
Chi invece deve fare soltanto una cosa, continuare così e non cambiare nulla, è la splendida Udinese della rivelazione Sottil, che dopo una partenza in sordina si ritrova a essere l’unica squadra capace di vincerne cinque di fila, cosa peraltro riuscita ai bianconeri soltanto una volta in tutta la loro storia. I friulani mettono in campo un’intensità pazzesca, non ci sono mai pause, spingono sugli esterni e cercano la qualità di Deulofeu e la fisicità di Beto. Una squadra costruita con intelligenza, che dopo sette giornate ha già praticamente la metà dei punti che servono per la salvezza. Che, a questo punto, non può più essere l’obiettivo stagionale.
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