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Il caso Icardi non accenna a placarsi e il confronto con un capitano del passato, Beppe Bergomi, può aiutare a capire dove ha sbagliato l’attaccante numero 9, che non ha preso per nulla bene la clamorosa decisione della società di togliergli la fascia. E’ proprio l’ex difensore dell’Inter alla Gazzetta dello Sport a spiegare il proprio punto di vista sulla vicenda dell’argentino: “Togliergli la fascia è stato un gesto molto forte, ma mi ritrovo nelle parole di Spalletti. È difficile prendere certe decisioni ma bisognava dare un segnale e tutelare squadra e società. Insomma, è come un padre che deve punire un figlio, lo fa per il suo bene, per fargli capire che sta sbagliando e per aiutarlo a crescere. Ecco, Mauro secondo me dovrebbe capire questo: la società viene prima di tutto ed è giusto così”.
Quindi, un ritratto sincero e ben centrato di cosa vuol dire essere il capitano di una squadra di calcio: “Essere capitano non significa entrare in campo per primi e scambiarsi i gagliardetti. Ma è dare l’esempio, ogni giorno, dentro e fuori dal campo, stando attenti anche alle piccole cose che poi sono quelle che fanno la differenza. È metterci la faccia sempre, quando le cose vanno bene e nei momenti di difficoltà. È aiutare gli stranieri ad ambientarsi e a superare le difficoltà dell’impatto con una nuova cultura e una nuova lingua. È senso di appartenenza da trasmettere e pretendere da tutta la squadra”.