“In the city of blinding lights” cantavano gli U2 capitanati dal grande Bono Vox. È quello che succede a San Siro nell’ultimo quarto d’ora di Inter-Atalanta. La città è lo stadio Giuseppe Meazza. Le blinding lights sono le luci degli smartphones di 75 mila anime che oscillano e quasi accecano. Il gol di Lautaro del 3-1 con doppio assist al bacio Lukaku-Brozovic fa esplodere di gioia il popolo interista che celebra la qualificazione in Champions League intonando cori per tutti i giocatori e illuminando a giorno San Siro. Nessuno è risparmiato. Ogni tesserato dell’Fc Internazionale che calpesta l’erba dello stadio viene omaggiato come merita. È quasi un Pasillo d’onore. Sembra un concerto. Di quelli che aspetti tutta la vita e che quando sei lì in mezzo alla folla sei incredulo, a bocca aperta. E piangi. Qualcuno chiede se si stanno per esibire i Coldplay. No. Si sta esibendo la banda di Simone Inzaghi, da mesi ormai. E il prezzo del biglietto vale lo spettacolo. Non è un concerto. È una partita di calcio, ma la sinfonia che suonano Brozovic e compagni potrebbe assomigliarci.
Una partita, quella contro i ragazzi di Gasperini, che trasmette serenità, gioia, stupore e soprattutto attesa. Alla fine il sabato sera di Serie A è a tinte nerazzurre, quelle milanesi. Ora si aspetta, per l’appunto. Trepidanti. Sospesi. Quasi con il cuore in gola. La tensione inevitabilmente salirà giorno dopo giorno. Per tutti. Giocatori, staff, dirigenti, tifosi. L’ultimo atto, il più importante, è alle porte. Non ci si poteva arrivare in condizione migliore. Il City di Guardiola è favorito e ha tutte le pressioni del caso per vincere la sua prima finale di Champions League. L’Inter andrà a Istanbul per regalare un sogno.
Concludo con una menzione speciale per Lautaro Martinez. Un giocatore totale. Irresistibile per tutte le difese. È senza dubbio il leader di questa Inter e anche se la fascia di capitano non finisce sempre al suo braccio, lui lo è di fatto, e lo sarà per i prossimi anni. Tralasciando i suoi numeri: 28 gol e 11 assist in tutte le competizioni. Tralasciando anche gli atteggiamenti e le giocate di campo, sempre pregevoli e decisive, guardando anche l’aspetto umano non ci si può che innamorare di lui, come lui lo è dell’Inter: mai una dichiarazione fuori posto o sopra le righe. Sempre lucido nelle analisi e con un basso profilo che gli permette di vivere tranquillo. Il Toro ha la maturità del grande capitano, i colpi del campione e l’attitudine di uno che non molla mai. Ha avuto il suo periodo di flessione post mondiale, è vero, ma ora ha trovato una forma strepitosa e sta trascinando l’Inter dove mai negli ultimi anni era arrivata. Pep, prendi nota.