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C’è ancora vita al Penzo. Il Venezia prova a darsi l’ultima speranza in chiave salvezza e adesso ai lagunari non resta che sedersi comodi sul divano e sperare che il Cagliari non perda in casa della Salernitana per evitare di giocare le ultime due di campionato da già retrocessi. E’ 4-3 contro un Bologna che riabbraccia Mihajlovic – tornato in panchina dopo il ricovero al Sant’Orsola per il riaffacciarsi della leucemia – ma riabbraccia al contempo il sapore della sconfitta che mancava ormai da un mese e mezzo. In questo lasso di tempo, i felsinei erano riusciti a pareggiare con Juventus, Milan, Rome e vincere contro l’Inter, diventando di fatto l’ago della bilancia del campionato quando ormai non aveva più alcun obiettivo concreto di classifica. Stavolta, però, la disperazione del Venezia ha la meglio sulla voglia di onorare il resto di stagione dei rossoblu, che rimontano e si fanno rimontare.
Le cose si erano messe perfettamente per la squadra di Soncin, che giovedì perdendo con la Salernitana ha comunque scritto con tutta probabilità la propria condanna. 2-0 subito con Henry e il rigore di Kiyine, poi il solito black out a fine primo tempo costa il gol di Orsolini che la riapre. A quel punto, il Bologna nel secondo tempo ci crede e ribalta tutto, prima con bomber Arnautovic, dunque con la perla di Schouten. Tocca all’arbitro Marinelli, infine, diventare protagonista: assegna un rigore discutibile su Aramu, viene richiamato al Var ma come Abisso in Fiorentina-Inter non cambia idea. E il 10 dei veneti cambia il risultato e l’inerzia finale. Il pareggio è utile proprio come la sconfitta, dunque attaccano a testa bassa i padroni di casa e Johnsen in pieno recupero col tiro a giro trova il gol della vittoria. Che potrà essere di Pirro fra poche ore o fra una settimana, ma permetterà quantomeno di retrocedere con dignità .
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