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“Sono il magistrato Pino Narducci, pubblico ministero, con il collega Filippo Beatrice, della indagine cd. Calciopoli, che si è conclusa con un esito giudiziario concreto e molto significativo, ben diverso da quello delineato dal conduttore secondo il quale, alla fine, l’indagine avrebbe prodotto un evanescente risultato poiché la posizione dei singoli si sarebbe risolta con assoluzioni, prescrizioni e sospensioni di condanna. Eppure, a me risulta che la prescrizione si dichiara solo dopo che il giudice ha accertato che qualcuno ha sicuramente commesso un reato e che la sospensione di condanna, noi tecnici la chiamiamo sospensione della pena, è un beneficio che si concede, ovviamente, non all’innocente, ma alla persona che è stata condannata!”. Inizia così una lunga lettera inviata dal magistrato che insieme a Filippo Beatrice (morto nel 2018) si è occupato dell’indagine di Calciopoli, Pino Narducci, a Report, che lunedì ha mandato in onda un servizio nel quale secondo il pm si è fatta disinformazione: “Sarebbe stata sufficiente una lettura, anche superficiale, dei provvedimenti giudiziari per fornire una informazione corretta ed esaustiva su questo come su altri aspetti. Ad esempio, quello riguardante la genesi della indagine Calciopoli sorta, nelle stanze della Procura nel Centro Direzionale di Napoli, come naturale prosecuzione di quella sulle scommesse illecite in serie A e B nel 2003/04 e su alcuni arbitri della sezione romana. Quindi, certamente non nei lussuosi uffici di amministratori delegati di grandi imprese del Nord. Oppure il tema della acquisizione dei dati delle schede telefoniche riservate svizzere, questione sollevata dall’autore del servizio e dal conduttore secondo i quali i carabinieri operarono sequestri illegittimi di schede telefoniche all’estero perché senza rogatoria. Però, se si leggono le carte processuali si scopre che non è mai avvenuto alcun sequestro di schede e che i giudici, proprio rispondendo alle obiezioni dei difensori degli imputati, hanno scritto chiaramente che non c’è stata alcuna violazione delle regole sulla rogatoria internazionale e del trattato di assistenza italo-svizzero”.
E ancora: “Quanto a me, sarebbe emerso quello che tutto il mondo conosce da sempre, cioè che sono un tifoso del Bologna e che lo stadio dove qualcuno può incontrarmi è, semmai, quello intitolato a Renato Dall’Ara. Addirittura, quando Filippo Beatrice lasciò l’ufficio della Procura di Napoli, il suo posto nel dibattimento Calciopoli, tra le fitte schiere di magistrati super tifosi partenopei ansiosi di rimpiazzarlo, venne preso dal collega Stefano Capuano, noto sostenitore della Sampdoria. In definitiva, i fatti posseggono una straordinaria attitudine: non si prestano ad essere alterati con facilità . Anche quelli che riguardano la storia, limpida, della indagine sul calcio della Procura di Napoli”.
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