La sconfitta contro l’Inter poteva far male al morale, alle convinzioni, alle certezze costruite fin qui da un Napoli stellare. Non si può vincere sempre, ma si doveva dimostrare a Marassi, in uno stadio-bolgia sia per trascinare alla salvezza la Sampdoria che per il doveroso ricordo commosso di Vialli e Mihajlovic nel pre-partita, di essere inciampati, di essersi rialzati, di rimettersi in cammino verso il grande sogno dello scudetto. Missione compiuta, anche se facilitata da una serie di episodi favorevoli, ma i tre punti sono meritati ed è emerso il forte dislivello tra le due squadre già espresso dalla classifica.
Ci pensa Osimhen a firmare una vittoria di peso, per nulla facile prima di scendere in campo, assolutamente non scontata. Il bomber, quando c’è da scardinare difese chiuse, c’è sempre, e basta una sua zampata per sbloccarla al 19′. Prima, era stato Politano a gettare nel cestino il gol del vantaggio su rigore (inesistente, concesso da un Abisso sempre con poca personalità) facendosi ipnotizzare da Audero. Poi, però, per la squadra di Stankovic, ordinata e con grande atteggiamento, ma che appare sempre un po’ troppo spuntata, c’è da fare i conti con la mazzata finale, il cartellino rosso a Rincon che con un’entrata disperata su Osimhen prende in pieno il nigeriano e prende anche l’espulsione.
In dieci nel secondo tempo è difficile, ma in fin dei conti il Napoli crea poco. Ancor meno però la Samp, forse già con la testa alla prossima. Il rigore di Elmas nel finale chiude i giochi e consente agli azzurri di gestire. Come di gestione si può parlare per l’uscita all’intervallo di Kim, solo un indurimento muscolare e nessun rischio per la Juventus: già, perché fra appena cinque giorni al Maradona ci sarà la sfida da brividi con i bianconeri, quella che probabilmente può decidere un campionato. E arrivarci a +7 è un ottimo viatico.