Natale non è ancora arrivato, ma il Milan di Stefano Pioli è già quasi fuori dai giochi che contano. In Italia e in Europa. Dopo la sconfitta di Bergamo con l’Atalanta i rossoneri sono già a -9 dall’Inter capolista, -7 dalla Juve seconda e la rimonta in Serie A sembra ardua per non dire quasi impossibile. In Champions League mercoledì il Milan deve vincere in casa del Newcastle quantomeno per arrivare terzo e giocare in Europa League. Per continuare nella massima competizione europea dovrebbe sperare che il Borussia Dortmund, in difficoltà e ieri sconfitto anche dal Lipsia, batta il Psg. Insomma, anche qui, la situazione è quasi compromessa.
Eppure a sentire Stefano Pioli, ieri, dopo la partita contro l’Atalanta non sembrerebbe: “Se finiva 2-2 c’erano tante cose positive…”. In una partita dove Maignan è stato nettamente il migliore in campo dei rossoneri e dove l’Atalanta, soprattutto nel secondo tempo, ha dominato in lungo e in largo, sembra una risposta quantomeno audace. Che forse rispecchia il vero momento del Milan: totalmente in confusione. In campo e fuori dal campo. Il Milan è partito per vincere lo Scudetto. Lo hanno detto tutti, sia dentro che fuori dal club. A cominciare dallo stesso Pioli. Ha fatto un mercato nel quale ha comprato Pulisic, Okafor, Loftus-Cheek, Chukwueze. Giocatori pronti per riscattare il quinto posto, come punti fatti, della scorsa stagione.
E dopo 15 giornate invece i numeri sono impietosi: diciotto gol subiti, partite buttate via avanti 2-0 e incapacità di saper tenere un risultato sia nella sofferenza, ma anche quando l’inerzia è dalla parte del Milan (vedi Lecce e Napoli). Venti partite giocate tra campionato e Champions League: dieci vittorie, quattro pareggi e già sei sconfitte. La sensazione è che Pioli abbia finito il suo ciclo, la dirigenza rossonera lo ha confermato in maniera molto convinta a giugno dopo il licenziamento di Maldini e Massara. E dopo la probabile eliminazione di mercoledì cosa faranno Cardinale e Furlani? Di sicuro non parlano. Nessuna intervista pre o post partita. I tifosi rossoneri intanto non celano il loro malcontento e chiedono un cambio di rotta repentino e immediato. Perché questo Milan, al dieci di dicembre, è già fuori dal gioco che conta.