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Il Genoa ferma una brutta Juventus, nel terzo venerdì Allegri manca il sorpasso

Wenston McKennie
Wenston McKennie, Juventus - Foto LiveMedia/Luca Diliberto

Si ferma la corsa della Juventus, si ferma a Marassi dove spesso negli ultimi anni i bianconeri hanno perso punti. Il Genoa non ruba nulla sul piano del gioco e del coraggio e al Ferraris è 1-1 nel terzo venerdì di fila per la Vecchia Signora in campo. Se a Monza era arrivata un’ottima reazione dopo l’1-1, con quel ribaltone pazzo trascinato da Rabiot per Gatti, se sempre con il difensore numero 4 è arrivata la vittoria – comunque ricca di occasioni contro il Napoli – contro i rossoblù la squadra di Allegri incappa nella peggior prestazione stagionale (a Bergamo si puntava a pareggiare, col Sassuolo si era comunque creato molto) e lascia per strada due punti che possono galvanizzare l’Inter di scena a Roma con la Lazio.

Nei sogni bianconeri poteva essere la giornata del sorpasso – quello vero e non per due soli giorni – e invece si resta dietro fin da subito, seppur a -1 ora. La difesa non è più a tenuta stagna, stavolta però la performance è ai minimi storici e i difetti dello scorso anno vengono fuori: una volta arrivato il pareggio, questa volta manca la reazione, e c’erano 45 minuti pieni a disposizione. Qualcosa su cui lavorare e riflettere in settimana, perché i bonus a disposizione con le piccole, se l’obiettivo è lo scudetto, rischiano di finire qui. Ed è anche vero che non si può tacere del possibile rigore non concesso da Massa, che dopo averne assegnato uno correttamente nel primo tempo non ne assegna un altro nella ripresa per il tocco di mani di Bani che non viene nemmeno analizzato dal Var. Nel finale, poi, anche un possibile cartellino rosso ai danni di Malinovskyi che per l’arbitro è da giallo e tale rimane. E le recriminazioni bianconere ci stanno tutte.

Il primo tempo non è dei più facili per i bianconeri: la squadra di Allegri deve fare i conti con la personalità del Grifone, tiene il pallino del gioco ma crea ben poco, poi il più classico degli episodi al quale aggrapparsi. Badelj pasticcia nel tentativo di uscita dal basso, Vlahovic recupera palla ed è intelligente nel pallone in profondità su Chiesa, che scarta Martinez e viene steso: rigore netto e lo trasforma lo stesso numero 7, al quale il compagno serbo decide di lasciare l’incombenza temendo di incappare nel terzo errore di fila dagli undici metri. A quel punto, la partita pare in discesa per i ragazzi di Allegri, che per la verità però si schiacciano un po’ e consentono alla squadra di Gilardino di crederci. E all’intervallo, il campione del mondo 2006 deve evidentemente aver spronato bene i suoi, perché al rientro in campo è subito 1-1: Ekuban, appena entrato per la bocciatura dell’attacco leggero, fa la foca, Gudmundsson torna a segnare. Schiumano rabbia i bianconeri e vogliono subito ribellarsi al risultato: Martinez combina un disastro e Chiesa può segnare a tu per tu, ma lo stesso portiere esce a valanga e rimedia, poi chiesto – invano – un rigore per possibile fallo di mano di Bani, ma Massa e Var glissano. Nel finale c’è tanta confusione: la Juve non sfonda, ha una sola chance ma Martinez è super, poi c’è un rosso non sventolato a Malinovskyi e al 94′ c’è persino il rischio di perderla con Gudmundsson lanciato in campo aperto.

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