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Non è stata la miglior prestazione dell’era Pioli ma Milan-Verona 3-2 è stata forse la partita manifesto di questa fase della storia rossonera. Tanti infortuni, il ritorno alla ribalta di vecchi protagonisti in disparte, l’orgoglio della rimonta in un secondo tempo che ha permesso ai rossoneri di tenere il passo del Napoli, e di allungare sull’Inter sconfitta dalla Lazio. E c’è spazio anche per record e un tabù sfatato che valgono per il morale: il Milan vola a quota 22 in classifica e nell’era dei tre punti, dopo otto giornate, non era mai andato oltre i 20; il Milan vince le prime quattro sfide casalinghe di questo campionato ed è dal 2005/06 che non accadeva, cioè dai tempi di un Milan che lottava per altri obiettivi. Ennesimo segnale che un’altra concezione di Milan sta tornando, e la squadra è pronta a dimostrarlo anche in Champions League, l’habitat naturale, dove l’emergenza proverà a scoraggiare nuovamente gli uomini di Pioli: oltre ai tanti infortunati e positivi di oggi, mancherà anche Kessie per squalifica. Ma il Milan di oggi ha dimostrato di saper soffrire e di non essere mai finito. Un Diavolo incerottato senza Maignan, Theo Hernandez e Diaz, vede complicarsi la serata dopo sette minuti con il vantaggio ospite firmato da Caprari, servito nello spazio da Veloso. Come se non bastasse, a metà del primo tempo arriva anche un calcio di rigore concesso dall’arbitro Prontera di Bologna, che punisce un contatto di capitan Romagnoli sull’ex Kalinic: Tatarusanu intuisce ma non basta per impedire il raddoppio dal dischetto di Barak.
Notte fonda, ulteriormente rabbuiata dall’infortunio di Rebic al 37′. Tutti gli ingredienti per affondare, ma non per questo Milan. Anche perché Rafa Leao ha atteso ma non ha tardato ad accendersi e in questa stagione quando si accende lui, sembra non essercene per nessuno. Il portoghese reclama prima per un braccio largo di Casale in area gialloblù non sanzionato dal direttore di gara, poi disegna il cross per Giroud, che al 59’, rianima San Siro con la rete dell’1-2. E nel Milan delle sorprese e degli attori non protagonisti, è uno che poteva lasciare il club in estate a svoltare la serata. Samu Castillejo si procura un rigore, trasformato con freddezza da Kessie al 76’, e poi al 78’ lascia partire il cross che propizia il maldestro autogol di Gunter che fa esplodere il Meazza e completa la rimonta sul 3-2. In una notte che sembrava da incubo, c’è spazio anche per l’ultima ciliegina sulla torta: l’ingresso di Ibrahimovic, che infonde maggiore coraggio in una squadra che di personalità già abbonda. Basterà per lo Scudetto? Forse, ma un aiuto dall’infermeria sarebbe ben accetto dalle parti di Milanello.
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