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L’ex calciatore dell’Inter Vratislav Gresko, nel corso di un’intervista rilasciata a ‘Il Posticipo’, è tornato a parlare del famoso 5 maggio 2002 e della sconfitta contro la Lazio, costata lo scudetto ai nerazzurri: “È stata una delle stagioni migliori della mia carriera, anche se non abbiamo vinto lo scudetto. Mi ha dato tanto anche la presenza di Hector Cuper in panchina. La squadra andava bene anche se le cose alla fine sono andate come tutti sanno. Come allenatore dico sempre che si vince e si perde tutti insieme. Se vince la squadra allora vince anche l’allenatore, se la squadra perde allora perde anche l’allenatore. Non hanno massacrato solo me, tutta la squadra è stata massacrata. Anche io ho sbagliato, ma potrei menzionare tante altre cose che ci hanno impedito di vincere quell’anno”.
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“Bisogna pensare alle cose belle e mettersi quelle brutte alle spalle: non dimenticarle, ma saperle usare nel futuro. La famiglia Moratti ci ha sostenuto sempre anche quando le cose non andavano bene: ci è stata sempre vicina. Lo ha fatto anche Giacinto Facchetti che oggi non c’è più. Nella mia carriera ho giocato in squadre come il Bayer dirette da una fabbrica e in club gestiti come una famiglia dalla società : all’Inter è andata così e mi sono trovato davvero bene. Quando abbiamo perso il campionato? Ovviamente nell’ultima partita: vincendo con la Lazio avremmo vinto lo scudetto, ma abbiamo perso. A Verona contro il Chievo eravamo avanti 2-1 poi però la partita è girata e abbiamo preso gol all’ultimo minuto. Ci sarebbe bastato battere l’Atalanta in casa per vincere lo scudetto invece abbiamo perso: io però non avevo giocato perché squalificato per somma di cartellini gialli. Uno può trovare sempre il modo per giustificarsi, io però non cerco scuse per quello che è successo. Il giorno dopo eravamo delusi. Quando uno ama il calcio e perde poi è deluso”, ha concluso Gresko.
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