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Tre giorni, due arbitraggi indecenti e uno stadio in comune. No, non è per nulla una barzelletta anche se ci assomiglia molto: prima Michael Fabbri di Ravenna in Roma-Parma poi Marco Di Bello di Brindisi in Lazio-Sassuolo. Due prestazioni davvero difficili da commentare con degli errori marchiani che hanno nettamente avvantaggiato le due squadre di casa. Mercoledì scorso, con la Roma avanti per 2-1, il fischietto di Ravenna viene richiamato al Var per un tocco di braccio abbastanza evidente di Gianluca Mancini. Ma per il direttore di gara è spalla (probabilmente aveva un altro monitor con un’altra immagine) e dice di continuare. A fine partita il Parma esplode di rabbia: “Noi non siamo gli scemi del villaggio”, tuonò Lucarelli in conferenza stampa. E Fabbri, con tutta probabilità , il campo per questo finale di campionato potrebbe vederlo solo con il binocolo.
Tre giorni dopo stesso stadio, ma squadre diverse: la Lazio di Simone Inzaghi si gioca le ultime chance contro un Sassuolo di De Zerbi in grande ascesa e soprattutto in grande forma. Pronti via segna Raspadori, ma Di Bello, richiamato al Var, decide di annullare per via di un fuorigioco imbarazzante anche da spiegare. E’ infatti nettamente Parolo a toccare per ultimo la palla, una giocata che quindi rimette in gioco l’attaccante neroverde. Ma per il fischietto di Brindisi non è così. Nel secondo tempo Di Bello decide di non dare un calcio di rigore agli ospiti per una evidente trattenuta di maglia a Djuricic, che sennò avrebbe colpito a botta sicura a rete. Buona fortuna a chi dovrà arbitrare Roma-Verona mercoledì prossimo.
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