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Di autogol in una finale europea nel corso della storia ce ne sono stati tanti. La prima storica edizione della Champions League vinta da una squadra diversa dal Real Madrid fu ad esempio decisa dall’autorete del portiere Rammallets che permise al Benfica di avere la meglio sul Barcellona. A dire il vero è un dato statistico che a Romelu Lukaku deve interessare relativamente visto che tra la rovesciata di Diego Carlos e la deviazione del belga, la Uefa nel tabellino della finale di Europa League tra Siviglia-Inter ha deciso di premiare il gesto tecnico dell’ex Nantes. Ufficialmente, Romelu Lukaku non ha siglato nessun autogol a Colonia. Nell’immaginario collettivo, invece, la finale sarà probabilmente ricordata per la beffa del giocatore nerazzurro più decisivo di questa stagione.
Perché definire positivi i numeri di Romelu Lukaku alla prima stagione in nerazzurro è dire un eufemismo. Oltre ad aver toccato quota 200 gol in carriera solo con i club (e senza le 52 reti in Nazionale) all’età di 27 anni, l’attaccante belga ha anche agganciato il “Fenomeno” Ronaldo nella classifica dei migliori bomber alla loro prima stagione in nerazzurro con 34 reti. Nessun trofeo e neanche il titolo di capocannoniere in campionato, è vero. Ma le statistiche di Lukaku restano comunque impressionanti e soprattutto giustificano l’investimento fatto in estate dal club. In Europa, Lukaku è andato a segno nove volte nelle ultime otto partite tra Europa League e Champions League, fino all’illusorio gol su rigore contro il Siviglia. Ma non solo: con le sue nove reti, è anche il miglior marcatore in una singola stagione europea della storia nerazzurra al pari di Roberto Boninsegna (Coppa delle Fiere 1969/1970) ed Hernan Crespo (Champions League 2002/2003). Nel frattempo su twitter è diventato virale l’hashtag #WeLoveYouRom. Perché, nell’incertezza in panchina, i tifosi sanno bene chi è il punto fermo da cui ripartire.
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