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Giovanni Malagò, presidente del Coni, parla in merito all’emergenza coronavirus a Radio Punto Nuovo intervenendo sul momento attuale: “Bisogna distinguere due problematiche – esordisce –. La prima è quella delle richieste delle federazioni, che molto correttamente sono pervenute al Coni e noi abbiamo prodotto un documento di sintesi al governo. C’è il tema che riguarda l’organizzazione del campionato. Bisogna fare una premessa: l’organizzazione è demandata alle singole federazioni, le quali hanno la facoltà di delegare le leghe dei vari campionati. Lo fa anche la pallavolo per esempio. Il borsino è in mano alla Leghe, che devono ascoltare il mandato delle federazioni riguardo il calendario e il numero dei gironi. Se si dovesse fare una rivisitazione delle date bisognerebbe avere un documento omogeneo della Lega”.
SULLA STAGIONE DI RUGBY ANNULLATA – “Quando il consiglio federale ha preso questa decisione io ho detto con grande onestà che non ero contrario, ci può stare annullare il campionato. La tempistica invece era troppo affrettata, bisognava aspettare il dcpm del 3 aprile secondo me. Dobbiamo conoscere di cosa parliamo: il rugby passa per i playoff, per gli spareggi scudetto. E’ diverso dal campionato belga per esempio, dove è già stato assegnato lo scudetto. Bisogna analizzare la stagione sportiva, quando chiude. Inoltre ci sono degli sport indoor e altri outdoor con tutte le dinamiche sportive del caso. La mia posizione l’ho esternata. Chi è che non vorrebbe concludere una stagione? Dico solo che prima di prendere una decisione si deve avere la certezza e la garanzia che vari elementi siano all’ordine del giorno”.
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“La fase 2 il 16 maggio? Borrelli è il capo della protezione civile e ogni due minuti parla con la comunità scientifica – risponde Malagò -. Così come il Cio. Io sono un dirigente sportivo e rappresento questo mondo, devo andare su considerazioni che non conosco dal punto di vista tecnico. Si può fare una partita cominciando il 20 maggio? Deve essere confermato il discorso di Borrelli. Il problema non è solo la partita, ma che tra le due squadre non ci devono essere infetti. Devono esserci dei tamponi, prima che questo avvenga voglio vederlo ‘questo film’. L’altra questione è che queste partite non si giocano in un’unica città. Che il 16 o il 20 maggio avremo una libertà di manovra diversa se le cose andranno bene, ce lo auspichiamo. Da lì ad andare in aeroporto 3 volte a settimana la vedo più dura”.
Sulla riduzione degli stipendi e il fondo salvacalcio: “Fa parte delle dinamiche richieste dalla Federcalcio. Con la stessa franchezza, questa partita la si gioca all’interno del mondo del calcio. Quando parlo con atleti capisco che il problema è sulle percentuali di riduzione dell’ingaggio. La Lega Pro fa fatica ad avere una situazione di equilibrio economico in ottica familiare. Ci sono interessi contrapposti, le Leghe, l’Associazione Calciatori: ma questa è l’occasione per ripartire nel modo migliore, utilizzando questo momento storico anche se è brutto da dire. Quando le cose andavano bene non si potevano aggredire certi tipi di problemi”.
Chiosa finale sul rapporto con De Laurentiis, presidente del Napoli: “Aurelio è giusto che mi chiami Giovannino, sono una persona di famiglia per loro e viceversa. E’ qualche giorno che non lo sento, le sue istanze sono all’interno del mondo del calcio. Sarebbe ingiusto che scavalcassi i suoi interlocutori. Io mi devo occupare delle società all’interno del Coni”.
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