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Gennaro Gattuso e il Milan, dalla Primavera alla prima squadra nel giro di sei mesi. A “Ringhio” spetterà infatti il complesso compito di risollevare i rossoneri dopo l’esonero di Vincenzo Montella, giunto come un fulmine a ciel sereno nelle prime ore della mattinata dopo lo 0-0 casalingo col Torino: ci riuscirà?
SIMBOLO – Tredici anni da giocatore, poi il ritorno “a casa” come lo ha definito lui stesso nella conferenza di presentazione dello scorso 26 maggio. Già, la stessa in cui affermava di “non essere pronto per la prima squadra, voglio solo allenare la Primavera. Auguro il meglio a Montella“. Dichiarazioni di facciata o meno, Gattuso adesso si ritrova (suo malgrado?) catapultato sulla scottante panchina del Milan, alla prima esperienza in Serie A. Ma l’ex calciatore di Corigliano Calabro ha dalla sua parte la fiducia di Fassone e Mirabelli, da loro fortemente voluto in società per portare un’ondata di “milanismo” all’ambiente, un senso di appartenza che solo un personaggio con quel tipo di grinta e carattere potrebbe dare. Può essere davvero lui l’uomo giusto per far capire alla miriade di nuovi acquisti cosa vuol dire indossare la maglia rossonera, non aver paura dell’esigente pubblico di San Siro e ritrovare compattezza.
SPOGLIATOIO – E’ di qui che deve partire Gattuso. Gli spifferi di una presunta rottura tra senatori, nuovi arrivati e Montella (apparentemente risolta con una cena di squadra documentata dalla foto su Instagram, senza però il mister) come prima questione da risolvere. Abate, Montolivo e Zapata lo hanno avuto anche come compagno di squadra e fu durissimo lo sfogo di Ringhio sullo spogliatoio di quei tempi, ben lontano dai fasti Ancelottiani: “Me ne sono andato perché non stavo più bene. In molti arrivavano in ritardo e nessuno diceva niente, cose mai viste in 13 anni. Se non vengono rispettate le regole c’è subito casino”. Ecco, prima del rettangolo di gioco a Gattuso toccherà imporsi a suo modo dietro le quinte.
MODULO – Praticamente il tormentone del nuovo Milan, quasi al pari delle “cose formali”. 4-3-3, 3-5-1-1 o il 4-4-2 lanciato ieri da Montella. Il club di via Aldo Rossi non ha ancora trovato il giusto “abito”, un errore di valutazione o di mancata comunicazione tra l’ex allenatore a la dirigenza, che ha lasciato una rosa corta e senza valide alternative per qualsiasi schieramento. Il modulo utilizzato in Primavera, per quanto poco probante, è il 3-4-3 che potrebbe essere un buon compromesso anche in prima squadra: difesa a tre, Suso non sacrificato e utilizzato nel suo ruolo più naturale a destra nel tridente, con Rodriguez sulla fascia sinistra che avrebbe più licenza di spingere in fase offensiva e arrivare al cross. In attacco potrebbe scoccare anche l’ora di Andre Silva con Kalinic, fedelissimo di Montella, per il momento messo da parte e scavalcato nelle gerarchie persino dalla sfrontatezza di Cutrone.
DALLA PRIMAVERA ALLA PRIMA SQUADRA, I PRECEDENTI – Il compito di Gattuso non sarà semplice e a complicare il tutto un paio di precedenti non così incoraggianti. Nella storia recente del Milan, da dimenticare la “promozioni” degli ex compagni di squadra Filippo Inzaghi e Cristian Brocchi. Per Super Pippo solo un decimo posto, ancor più disastrosa l’esperienza di Brocchi: chiamato per sostituire Mihajlovic nel finale di stagione, un filotto di risultati negativi impedì ai rossoneri di tornare in Europa cedendo il proprio posto al Sassuolo anche a causa della sconfitta nella finale di Coppa Italia. Entrambi, va detto, non avevano condotto squadre diverse dalla Primavera prima del grande calcio: un’esperienza che è servita a Inzaghi per ricostruire la carriera ripartendo dalla Lega Pro con il Venezia (autore fin qui di un gran campionato anche in B) e a Brocchi, volato in Cina dopo un’altra parentesi poco felice al Brescia. Ringhio ha invece iniziato da allenatore-giocatore al Sion prima di tentare un difficile connubio con il Palermo di Zamparini. Gattuso ha provato poi una travagliata esperienza con l’Ofi Creta, in cui è stato addirittura costretto a pagare parte degli stipendi ai giocatori per invogliare la squadra ad allenarsi, purtroppo per lui senza grande successo. Dalla Grecia al ritorno in Italia con i due anni più importanti della sua carriera: la promozione in B con il Pisa, il tira e molla con un’altra dirigenza poco limpida e una retrocessione quasi inevitabile dal campionato cadetto. In sostanza, Gattuso oltre ad essere un uomo di campo ha dalla sua il vantaggio di aver fin qui lavorato sempre in situazioni tutt’altro che comode e per questo potrebbe sobbarcarsi ancora una volta l’enorme peso della pressione sulle proprie spalle.
CONTE SULLO SFONDO – Difficilmente il Milan prenderà un terzo allenatore nella stagione corrente, dunque per Gattuso è una grande occasione. Il calendario potrebbe dargli una mano: Benevento, Rijeka, Bologna, Verona, Atalanta, Fiorentina, Crotone e Cagliari, un cammino non proprio insostenibile. A meno di disastri sino alla sosta invernale di gennaio, Gattuso rimarrà dunque sulla panchina sino a giugno. E poi? Il sogno (o l’obiettivo) resta Antonio Conte: non si spiegherebbe altrimenti la scelta di un rischio così elevato della dirigenza rossonera di tagliare i ponti con Montella per affidarsi ad un traghettatore alla prima esperienza in A. L’ex ct, sempre in bilico con Abramovich, non ha mai nascosto il desiderio di ritornare in Italia, pronto per una nuova sfida e ricominciare (quasi) da zero.