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Diciotto mesi l’uno, ventiquattro l’altro: il destino di Rino Gattuso e di Luciano Spalletti, in uno dei fine maggio più freddi a livello climatico degli ultimi decenni, è identico. Milan e Inter hanno deciso di cambiare registro, due storie che si interrompono e che lasciano spazio a nuovi protagonisti. Ma Milano, mai come quest’anno, sembra essere unita: due allenatori che hanno sempre dato tutto per i loro colori, con una parola chiave che ha contraddistinto le due avventure, la coerenza.
LO STRANO CASO DI RINGHIO – Gennaro Gattuso arriva a fine novembre del 2017 e il suo inizio, da allenatore del Milan, è difficile che più non s può: il Milan pareggia a Benevento per 2-2 con il gol a tempo scaduto del portiere Brignoli e prima di carburare ci vuole del tempo. Ma in questi 18 mesi l’allenatore rossonero ha riportato la cultura del lavoro al centro di Milanello, ha tramandato visceralmente l’importanza della maglia milanista. Lo hanno criticato, anche giustamente, per il suo modo di giocare, per le sue scelte tattiche, a volte anche per le sue parole. Ma Rino Gattuso esce dalla tormenta rossonera societaria a testa alta, altissima. Coerente con il suo modo di essere: ha rinunciato a due anni di stipendio purché venissero pagati i suoi collaboratori. Come quando era in campo, a difesa sempre degli altri sia calcisticamente che umanamente. Gattuso è una protezione, una garanzia, un’ancora che adesso il Milan non avrà più: dal punto di vista tecnico ci si potrebbe chiedere come mai Gonzalo Higuain non abbia reso a dovere oppure perché questo Milan non è riuscito a mettere tutti d’accordo sulla qualità del gioco. Ma questa è un’altra storia: la storia di Gattuso non sarà più rossonera, alcuni tifosi (magari gli stessi che non vedevano l’ora che venisse esonerato) già lo rimpiangono.
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SPALLETTI CUORE NERAZZURRO – Luciano Spalletti ha raccolto le ceneri di una squadra che per diversi anni ha visto l’inferno senza mai riuscire a risalire neanche per le vie del purgatorio. Con il tecnico di Certaldo la musica è cambiata: due anni, due qualificazioni in Champions League ed un cambio di gioco e di mentalità evidente. Nell’ultima conferenza stampa da allenatore dell’Inter Spalletti è stato chiaro: “Ci sono dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti, andate a vedere l’Inter dov’era prima che arrivassi e dov’è adesso e la stessa cosa con la Roma” il succo del discorso. E ha ragione: dovunque è andato Spalletti ha portato i risultati. Certo quest’anno si aspettava di più dalla squadra nerazzurra che aveva una rosa potenzialmente da 80 punti, ma quello che è successo a gennaio è da ricordare e stampare bene nella mente: l’Inter ha praticamente dovuto fare a meno di Mauro Icardi che lo scorso anno mise a segno 29 gol, numeri che quest’anno sono evidentemente mancati e senza i gol le partite non si vincono. Nonostante la bufera la nave è arrivata in porto e se non hai un bravo condottiero la nave non arriva a destinazione ma naufraga, come per’altro è successo svariate volte negli ultimi anni nerazzurri. Coerenza e professionalità: per la prima volta da Josè Mourinho i tifosi nerazzurri, conserveranno un ricordo positivo del loro allenatore. Uomo prima di allenatore come ha dimostrato in questi mesi e settimane difficili a livello personale con la malattia del fratello: Luciano Spalletti e Rino Gattuso non siederanno più sulle panchine di Inter e Milan la prossima stagione, ma nel cassetto dei ricordi della maggior parte dei tifosi verranno sempre ricordati in maniera positiva. E questo, soprattutto per una piazza esigente come Milano, vale come un trofeo da esibire in bacheca. Come quello della coerenza.
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