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Si sta per chiudere il sesto anno di Gian Piero Gasperini sulla panchina dell’Atalanta. Un ciclo, quello dell’allenatore in nerazzurro, ricco di soddisfazioni, nonostante questo finale di stagione al di sotto degli standard degli ultimi anni. Si continua a guardare avanti con fiducia, con l’orgoglio per il grande lavoro svolto in passato. Gasperini ne ha parlato a margine della presentazione del libro di Luigi Garlando, ‘L’album dei sogni’.
Di seguito il suo intervento: “Noi dobbiamo prendere sempre le decisioni prima, bisogna intuire chi sta bene e chi no. Giochiamo contro un avversario, lo puoi studiare ma non dipende solo da te. È facile dire che contro il Psg potevamo andare in finale, lo è troppo. Se le cose vanno bene non devi toccare niente, poi ci sono gli errori che ti aiutano a migliorare. L’umiltà non è stare zitti, ma è quando non ti basta. Quando ci dicono che non abbiamo vinto niente, rispondo che abbiamo battuto tutti i record storici dell’Atalanta. Ci sono rimasto male quando ho sentito dire a un nostro tifoso che invidia quelli del Verona per lo scudetto vinto. Lì mi sono cascate le braccia”.
Negli anni di Gasperini, l’Atalanta ha giocato la Champions League da protagonista arrivando fino ai quarti di finale nel 2020, ha giocato la finale di Coppa Italia nel 2019 e nel 2021 e ha lottato punto a punto contro le big del campionato italiano. Quest’anno, nonostante le difficoltà , è arrivata ai quarti di finale di Europa League. Stagione dopo stagione, i nerazzurri hanno sempre più alzato l’asticella e puntano sempre oltre.
Gasperini poi prosegue: “Quando sono venuto a Bergamo, ho sempre visto una squadra giocare sull’esperienza, sul fare il risultato arrivando a 35 punti ma senza mai provare a fare il passo più lungo della gamba. Da avversario ho sempre visto lo stadio pieno, vedevo Bergamo come Bilbao. C’era un settore giovanile incredibile, con tanti giocatori interessanti. Ho sempre visto ragazzi forti, ma inizialmente ho fatto fatica a far passare questo messaggio. Poi ci fu una gara col Napoli che ci diede la svolta, lì c’è stata l’evoluzione. Sei anni nel calcio sono un qualcosa di enorme. Siamo stati bravi a cambiare, qui di Bergamo ora c’è solo Scalvini. Ci sono stati due anni di pandemia e oggi non è uguale a tre anni fa, viviamo qualcosa di diverso. C’è una cosa che dico sempre: quando stai fermo scivoli, ti devi muovere sempre”.Â
Infine parla del suo gioco, motivo di ispirazione di allenatori come Ivan Juric e Igor Tudor: “Per me aver aperto una strada è un grande orgoglio. Bisogna studiare, la competizione è incredibile e bisogna accettare anche il cambiamento. La Champions ha portato i nostri giocatori a diventare più forti, è stato straordinario giocarla. Non ho mai pensato fossimo i più forti, ma spesso siamo stati i più bravi. Nell’ultimo periodo lo siamo stati meno, ma i ragazzi s’impegnano. Speriamo in queste ultime sei partite di ripartire”.
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