Serie A

Frosinone, Di Francesco: “Contro il Milan giocheremo con lo spirito che ci contraddistingue”

Eusebio Di Francesco
Eusebio Di Francesco, Frosinone - Foto LiveMedia/Fabrizio Carabelli

“Siccome mi hanno sempre considerato un integralista, io mi ritengo tale solo nella cultura del lavoro e credo che i ragazzi senza sacrificio e dedizione non ottengano risultati. Ho avuto la fortuna di trovare un gruppo di lavoro che ogni giorno cerca di apprendere. Quando sento parlare delle mie ultime esperienze, si dice 3 anni negativi ma saranno state 30 partite in tutto. Nella vita di tutti ci sono degli errori, dei fallimenti o momenti negativi che possono essere anche motivo di crescita”. Lo ha detto l’allenatore del Frosinone, Eusebio Di Francesco ai microfoni di Radio-Tv Serie A con Rds sull’ottimo avvio dei ciociari in questa Serie A. “Siamo a -22 dall’obiettivo, il messaggio che mando ai ragazzi è continuare a lavorare con grande umiltà, lo ripeto fino alla noia – spiega l’ex mister della Roma – Parlo di 40 punti per avere un riferimento. Quando giocavo io era quella la quota salvezza, anzi un anno col Piacenza ce ne vollero 42. Negli ultimi anni si è abbassata, ma la guardia va tenuta sempre alta. Come con i giovani, cerco di mandare sempre messaggi ai miei giocatori, perché devono restare sempre sul pezzo”.

Il calendario prevede adesso la sfida contro il Milan: “Andremo a giocare con lo spirito che ci contraddistingue, come è stato con l’Inter. Abbiamo giocato con personalità in uno stadio in cui tanti non avevamo mai messo piede, lo spirito, la spensieratezza e l’animo devono essere quelli giusti per poter fare una grande partita. Quante volte ho rivisto il gol di Dimarco? Poche. Non riesco ancora a capire se ha calciato o tirato, ha fatto un gran gol come quello di ieri di Malinovski. Spesso noi allenatori cerchiamo le colpe del gol subito, in questi casi bisogna solo fare i complimenti all’avversario”. E sul gioiello Soulè: “Sta facendo il percorso che magari avrebbe potuto fare un anno prima, ha potenzialità psicologiche e umane importanti, oltre che tecniche. Ha una dedizione al lavoro incredibile, lo devo cacciare dal campo, a volte mi fa arrabbiare perchè esagera, come con i dribling. Non sa gestire le energie e si spende troppo anche in allenamento. Nel momento in cui imparerà a distinguere i momenti, a capire meglio i dove, come e quando, potrà diventare un giocatore importante. Inoltre è una spugna che ha voglia di imparare e migliorare”.

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