
La Juventus sta attraversando uno dei momenti più complicati degli ultimi anni e il nome di Thiago Motta è diventato, suo malgrado, il simbolo di questa crisi.
Due umiliazioni consecutive – prima il 4-0 con l’Atalanta, poi il tracollo di Firenze – hanno minato anche le poche certezze che erano rimaste. La squadra non ha gioco, non ha equilibrio, non ha anima. E il tecnico, che all’inizio aveva portato entusiasmo e qualche idea interessante, ora appare completamente scollegato dal gruppo e dai risultati. La dirigenza bianconera, con in testa Cristiano Giuntoli, continua a professare fiducia, ribadendo la volontà di portare avanti il progetto almeno fino a giugno. Ma le parole non bastano più.
Il campo racconta un’altra storia: una Juventus smarrita, che subisce gol a raffica e non reagisce, con scelte tecniche spesso incomprensibili. I tifosi, dal canto loro, hanno già emesso la sentenza, e anche all’interno dello spogliatoio il feeling tra allenatore e squadra sembra essersi dissolto. A pesare è anche la mancanza di identità: Motta, che fa della riaggressione e della compattezza la base del suo calcio, ha visto la squadra franare proprio su questi principi. Difesa colabrodo, reparti scollegati, attaccanti isolati. La sensazione è che la Juve giochi senza convinzione, come se attendesse qualcosa. Un cambio. Una scossa.
Addio di Motta rimandato, costi troppo alti
L’esonero sembrerebbe l’unica soluzione per risollevare i bianconeri da una situazione a dir poco drastica, nonostante poi il quarto posto sia distante un solo punto. La piazza però non sembra aver più pazienza in serbo e una permanenza dell’italo-brasiliano potrebbe persino peggiorare i rapporti tra la tifoseria e la dirigenza. Tuttavia persiste un problema non da poco per la Cortinassa, perché un eventuale esonero non sarebbe certo a costo zero, con un contratto ancora lungo e con tutto lo staff da rimpiazzare.

Esonerare Thiago Motta oggi costerebbe 20 milioni di euro, team tecnico incluso, e senza la qualificazione in Champions il danno economico complessivo sfiorerebbe addirittura i 70 milioni. Ecco perché Motta per ora resta al suo posto, più per motivi di bilancio che per reale convinzione. In tutto questo, si rincorrono voci di possibili successori: da Mancini, che si sarebbe già proposto, a Prandelli, che divide l’ambiente. Ma la verità è che Motta ha perso la fiducia di tutti tranne quella sempre più fragile dei vertici. Se dovesse continuare a inanellare sconfitte di un certo peso, sarà difficile giustificare una sua permanenza a Torino.