Dario Hubner ha concesso una piacevole intervista a Sportface.it, in continuità con la rubrica “Football Amarcord“. L’ex asso di Brescia e Piacenza ha raccontato le straripanti emozioni della sua particolare carriera, ricordando peraltro alcuni aspetti fondamentali della cultura calcistica anni ’90, quali la condivisione e l’amicizia. Inizialmente Hubner ha però descritto le sue nuove abitudini in quarantena: “Sono a Crema in quarantena, leggo qualche libro, svolgo qualche lavoretto di giardino e di pittura. Bisogna far passare il tempo in casa in qualche modo. Mi manca la libertà di uscire, di andare in giro e leggere un giornale al bar. In questo momento sento solo le ambulanze e ho una certa paura, non è un bel periodo“.
In seguito il bomber italiano ha raccontato brevemente l’inizio della sua avventura calcistica: “La mia carriera è stata un po’ particolare, non ho fatto settori giovanili professionistici e non ho avuto allenatori di grande spessore da ragazzo. Ho giocato in prima categoria fino ai vent’anni, giocavo per divertirmi e non si pensava ad un futuro da calciatore, ma ad un presente di divertimento. A vent’anni ho avuto la possibilità di fare un ritiro con il Treviso in C2, ho provato questa esperienza e ho giocato bene. Era un buon livello, ma all’epoca non si poteva vivere giocando in quella categoria, sicuramente però è stata un’esperienza splendida“.
Hubner ha poi raccontato la sua esperienza a Brescia, con annesso un giudizio a Roberto Baggio: “A Cesena è stato l’anno peggiore, siamo retrocessi pur avendo una rosa ottima. Io comunque ho giocato bene, il Brescia cercava una punta e ha visto in me l’attaccante giusto. L’operazione si fece subito, ho accettato senza neanche pensarci, la Serie A era un sogno. Segnare al debutto a San Siro è stata una emozione speciale, di fronte a 80.000 spettatori. Baggio è un ragazzo splendido, simpatico, è arrivato al Brescia con l’abitudine di vincere coppe e campionati: si è messo a disposizione e non ha mai fatto la prima donna, persona e calciatore eccezionale. Era fantastico giocare con lui“.
L’ex attaccante italiano ha poi esplicato le differenze fra il suo calcio e quello attuale: “Una volta eravamo una grande famiglia, perlomeno per quanto mi riguarda. Volevo bene ai miei presidenti come fossero i miei padri, dovevo ripagarli in campo, dovevo dimostrare che avessero azzeccato la scelta. La squadra era composta da 25 amici, eravamo tanti giocatori che stavamo bene insieme. Magari litigavamo, ma dopo poco tempo eravamo a divertirci insieme. Vivevamo anche il business in maniera familiare, certi valori di amicizia e condivisione non ci sono più nel calcio di oggi“.
In chiusura Hubner ha offerto una panoramica su alcuni difensori del passato difficili da affrontare, per poi proporre un commento sui migliori attaccanti italiani attualmente in attività: “Nesta, Samuel, Stam, Mihajlovic, Cannavaro, Maldini, Costacurta, combattevo ogni domenica con i fenomeni in difesa. Fra i tanti mi piaceva giocare contro Montero, ad inizio partita lo salutavo, per tutta la partita lottavamo e al termine della partita ci scambiavamo la maglia. Mi piace tantissimo Belotti, per la grinta e la voglia che esprime. Non lo conosco eprsonalmente, ma credo sia un ragazzo stupendo, va d’accordo con tutti. Anche Immobile è un grande attaccante, sono entrambi ottimi attaccanti. Ho una grande fiducia su Balotelli, ha qualità fuori dalla norma e spero che li possa dimostrare. Giocare nel Brescia non è facile, ma mi aspetto che faccia quel salto per diventare uno dei migliori attaccanti italiani“.