[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”1132026″]
225 minuti. Questo il tempo trascorso in campo nella stagione di Serie A 2020/2021 da Christian Eriksen con la maglia dell’Inter. Solamente tre giocatori sono stati impiegati meno di lui, vale a dire Sensi (117), Nainggolan (58) e Pinamonti (48). Fin dal suo arrivo in nerazzurro il danese ha faticato a scalare le gerarchie del tecnico Antonio Conte ed il suo tempo per lasciare il segno sembra ormai scaduto.
La sua cessione a gennaio appare infatti ormai quasi certa ed un ulteriore segnale è arrivato dalle parole di Beppe Marotta, che ha sentenziato: “Non dobbiamo mai trattenere un calciatore nel momento in cui lo stesso chiede di essere trasferito. Faremo le giuste valutazioni“.
[the_ad id=”668943”]
Indubbiamente resta un po’ di amarezza per non essere riusciti a valorizzare un ottimo giocatore come Eriksen, ma con il senno di poi forse un’operazione del genere avrebbe avuto senso solo se analizzata da un punto di vista puramente economico. Il gioco di Conte non è infatti particolarmente adatto ad un trequartista come il danese ed inoltre non andavano sottovalutati alcuni fattori come l’ambientamento o un campionato diverso dalla Premier League.
In aggiunta, dopo una prima parte di stagione piuttosto positiva, il tecnico pugliese ha voluto insistere sulle proprie certezze ed è andato avanti per la sua strada. Vero è che anche Eriksen non ha sfruttato le sue (poche) chance e, salvo qualche gol in Europa League ed una clamorosa traversa colpita nel derby, le sue prestazioni non hanno lasciato il segno.
Storia di un fallimento annunciato dunque l’arrivo di Christian Eriksen sotto la gestione Conte, a prescindere dalla plusvalenza che porterà nelle casse dell’Inter. “Penso che tutti i calciatori vogliano giocare il più possibile. Non è mai divertente stare in panchina, ma è l’allenatore che decide chi gioca” aveva detto il danese. Riuscirà ad esaudire il suo desiderio? Forse sì, ma – almeno secondo le statistiche – solamente lontano da San Siro.
[the_ad id=”676180″]