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Un ex calciatore – Damiano Tommasi – che fa il Sindaco avvicina due mondi che tradizionalmente sono apparsi lontanissimi. Eppure, rispetto agli ultimi anni, in passato i calciatori intervenivano con meno pudore nel dibattito politico, arrivando ad esporsi anche sulla scelta dietro la cabina elettorale. Nel maggio del 1976 il Corriere della Sera pubblicò un servizio con una sorta di sondaggio politico all’interno del ritiro della Nazionale. Dominava il Psi (8 azzurri), seguito dalla Democrazia Cristiana (7) e dal Partito Comunista (4). Non si schierava tra queste forze Fabio Capello che annunciò il suo appoggio al Partito Repubblicano. Blocco socialista (noto) formato da Rocca, Pecci, Pulici, Zaccarelli e Antognoni. Non si è mai nascosto invece Marco Tardelli, “comunista” come Azeglio Vicini. Nello stesso anno il Guerin Sportivo pubblicò un servizio sull’appartenenza politica dei calciatori più importanti. Mazzola e Rivera votavano DC. Roberto Boninsegna invece fu tra gli oltre 12 milioni a votare Comunista in quello che fu il miglior risultato della storia alle urne per il PCI. Più recentemente, Francesco Totti rivelò le sue preferenze all’Ansa nel 2001. Poco prima di vincere il suo primo e unico Scudetto, il capitano della Roma ricordò di aver votato D’Alema, ma non nascose la simpatia per Berlusconi, “uno positivo, uno che fa“.
E qual è la squadra del cuore dei grandi nomi della politica? Giuseppe Conte e Mario Draghi sono romanisti. Dubbi sulla fede calcistica di Giorgia Meloni. Qualcuno ha scovato tracce sul web di una chiara simpatia biancoceleste, lei però recentemente ha definito il suo “tifo per la Roma” come “noto” nonostante la “madre che, ahimè, è tifosa della Lazio”. Matteo Renzi vede solo viola, Calenda è moderatamente romanista e in passato ha rivolto anche qualche frecciata ai biancocelesti sui social. Fede interista invece per Nicola Fratoianni. E Letta? Milanista come Salvini, una delle poche cose in comune.
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