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“Lo sport insegna tantissimo la speranza. Da giocatore ho sempre fatto il regista e adesso, come presidente, devo avere come allora una visione a 360°: essere cosciente di avere qualcosa da difendere (la propria porta) ma poi trovare la tattica giusta (fiducia e speranza) per andare a fare goal, sfruttando le caratteristiche dei compagni per fare il contrattacco. Siamo molto bravi a farlo come Paese”. Con questa metafora, quella del contropiede per cogliere di sorpresa l’avanzamento del coronavirus, Demetrio Albertini, presidente del Settore tecnico della Figc ed ex centrocampista di Milan e Nazionale, ha preso la parola nel corso del talk online promosso dall’Università Cattolica, parlando poi di comunicazione nel mondo del calcio e di come i social network abbiano cambiato la prospettiva in pochi anni: “La cosa diversa sono i social. I media sono un business e ogni giocatore è un produttore di contenuti: una volta valeva solo quello che facevi in campo, oggi conta molto se sei un personaggio. Nel bene e nel male è difficile gestire questa novità . Al di là del ruolo degli sponsor, c’è la possibilità di essere molto trasversali nella comunicazione della squadra, valorizzando l’atleta e il marchio. In Italia invece non siamo all’altezza della gestione di società che sono amministrate ancora in modo monocratico, valorizzando poco l’asset manageriale e aziendale attraverso i media”.
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