Il belga ha conquistato l’Atalanta a suon di gol e prestazioni sontuose: colpi di classe che dimostrano che la scelta del Milan non fu sbagliata
Alex Del Piero, uno che se ne intende, di lui disse: “Dategli tempo, il campionato italiano è difficile e ricordo che anche uno come Zidane all’inizio faticò“.
Ora, Charles De Keteleare non sarà Zidane – almeno non oggi, augurarglielo per il futuro sarebbe il vaticinio più gratificante per lui. Però a questo punto si può dire che Paolo Maldini e Ricki Massara non avevano affatto visto male portandolo al Milan per 35 milioni. Fece tanto scalpore quell’esborso, rispetto al rendimento del talento belga in rossonero. Tanto da organizzare una cessione in fretta e furia in favore dell’Atalanta, che solo un anno dopo di milioni ne ha spesi 25, diluendo l’affare in due stagioni tra prestito e riscatto.
Bene, cosa dire oggi di CDK – l’acronimo che ormai inonda i media e il web – dopo un Europa League vinta, i 14 gol e 11 assist della scorsa stagione che sono diventati già 10 reti e 9 passaggi vincenti per i compagni quando non siamo nemmeno a metà di questa? Senza contare il valore di mercato, che oggi reciterebbe almeno – sottolineato dieci volte quell’avverbio – almeno 40/45 milioni. Sarà la cura Gasp, sarà la serenità di cui aveva bisogno un ragazzo per carattere e cultura riservato e bisognoso del giusto clima intorno.
Sirene dalla Premier per De Ketelaere
De Ketelaere ha scelto il calcio seguito costantemente da mamma Isabelle da quando giocava a tennis ed era una grande promessa nel suo Paese. E’ stato lo sport che lo ha fatto davvero vacillare rispetto al calcio: due idoli, da una parte Roger Federer, dall’altra Cristiano Ronaldo.
C’è stato anche il judo nella vita sportiva adolescenziale di Charles, ma non lo ha mai preso come le altre due discipline. La differenza è che il tennis un po’ lo stressava, quel palla dentro, sulla riga o fuori, magari con l’avversario non sempre limpido e lineare nel chiamarla, gli toglieva serenità . Le simulazioni del calcio non lo turbavano tanto. E così, alla fine è stato il Brugge a crescerlo e lanciarlo nel professionismo.
Oggi De Ketelaere è un giocatore fatto e finito. E pensare che un problema alle ginocchia, da piccolo, nella fase di crescita, aveva fatto preoccupare parecchio la famiglia. Talmente sotto i riflettori, CDK, che la Premier gli ha piantato addosso occhi ma non ancora tentazioni: però Arsenal, City e Tottenham sono allerta per capire come il ragazzo crescerà ancora. E allora? Aveva ragione Maldini. E non sbagliava Del Piero a chiedere di aspettarlo. Forse bisognava ascoltarli. Lo hanno fatto a distanza, a Bergamo. E ora gongolano.